Juve, se per Boniperti vincere non è importante ma è l’unica cosa che conta, per Allegri va bene anche un punto

Chi crede ancora che la Juventus sia una grande squadra e che quell’omino scialbo seduto sulla sua panchina sia un grande allenatore alzi la mano oppure faccia un passo avanti. Nessuno? Anche il credente più ortodosso sarà stato costretto ad abiurare di fronte alla caduta degli dei pagani.

E stavolta il Cristianesimo non c’entra! A buttar giù gli dei pagani dall’Olimpo del pallone ci ha pensato, non il Cesena, che pure ha combattuto con l’ardore di Davide la propria battaglia contro Golia, ma è stata, paradossalmente, quella Ubris che gli dei greci non tolleravano e punivano duramente.

La Juventus di Cesena ha peccato di Ubris e per questo è stata punita. La Ubris è quella superbia di cui Allegri parla a fine partita, la sua Juve si piace, si specchia innamorata di sè stessa e mentre si specchia, c’è chi ne approfitta come l’Highlander Brienza per impallinare un Gigi Buffon, che, al contrario del suo allenatore, ci mette la faccia per dire quello che Allegri dovrebbe dire e invece tace, che è un’occasione sprecata, che sono due punti persi, che una grande squadra non tiene attaccata la spina del respiratore automatico a un rivale moribondo, che finché è moribondo e non muore, potrebbe sempre alzarsi dal letto di dolore e rimettersi a camminare come Lazzaro.

Allegri ha preso una grande squadra, quella di Conte, e l’ha normalizzata a tal punto che è diventato normale accontentarsi di un pareggio sul campo della penultima in classifica per una squadra che porta scritto sulla maglia e sul cuore: “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta!”.