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Editoriale Australian Open – Finalmente Andreas!
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11 anni agoon
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RedazioneIl match del giorno, o della notte (dipende da che paese del mondo si guarda l’Australian Open), doveva essere Nadal-Tomic. Con tanta amarezza per il pubblico locale, il cavallo senza briglie Bernard, si è arreso a un infortunio muscolare che non gli ha concesso d’andare oltre il primo set; il maiorchino tende la mano e ringrazia per la sudata risparmiata. Sotto un sole africano – in campo si è percepito un picco di 43 gradi – l’attenzione mediatica si è così spostata su un match che vedeva impegnato Lleyton Hewitt, australiano alla diciottesima apparizione nello Slam di casa. E’ ancora sconosciuto il motivo per cui il pubblico, all’apparire di un connazionale, abbandoni la correttezza per accettare lo sciovinismo; quel tipico entusiasmo spietato, quella volontà di veder sconfitto uno dei contendenti, che prende il nome da una malattia contagiosa, tifo.
Hewitt entra sul centrale accolto da un’ovazione, alza la mano e benedice la folla; poi entra Andreas Seppi, qualche galantuomo lo applaude ma lui è glaciale come il clima dell’Alto Adige. Non trapela nessuna emozione, tira dritto verso la panchina dove estrae alcuni ammennicoli che userà durante le pause. La Rod Laver Arena, per lui, non è un’abitudine ma una piacevole astrazione dalla normalità: ha giocato su tutti i centrali degli Slam solo per il nome dell’avversario (Roddick negli Stati Uniti, Federer da queste parti, Djokovic al Roland Garros, Del Potro a Wimbledon e Olimpiadi) e ha sempre perso. Stavolta no, si prende la gloria che si merita dopo una battaglia durata cinque set e quattro ore di gioco. L’ultimo italiano a vincere trincerato sotto il fuoco del pubblico avverso fu il ligure Fognini, a Parigi, quando batté Monfils, sul Chatrier; in Australia, Seppi, non è conosciuto e la stampa locale lo ha sottovalutato in maniera eccessiva.
Così l’Italia chiude il primo turno in positivo, con cinque vittorie e quattro eliminazioni, ma senza stappare bottiglie di champagne. Ricordiamo che Errani e Vinci sono state battute rispettivamente dalla n. 73 e 56 della classifica WTA. A complicare maledettamente il quadro ci pensa anche l’umidità che, tecnicamente, abbassa i rimbalzi della palla sul cemento plastificato e, fisicamente, ingrandisce la possibilità d’infortunio: senza considerare quello del tedesco Kohlschreiber perché avvenuto prima della discesa in campo, nella seconda giornata si sono registrati ben sei ritiri che, assieme ai tre di ieri, formano un nuovo primato per l’Australian Open. E pensare che lo chiamano “The Happy Slam” per i colori che questa terra regala in estate. Il sorriso ce lo ha regalato Seppi battendo un ex numero uno al mondo, titubante al passo della pensione. Finalmente!
Alessandro Legnazzi
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