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Editoriale Australian Open – Il mio nome è Roger
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11 anni agoon
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Redazione“Smettere, a volte, è più difficile che cominciare”. Le parole dell’epica scena finale de “Il mio nome è Nessuno” sono l’abito ideale per vestire il protagonista di questo articolo. Per i pochi che non lo sapessero, il cacciatore di taglie Jack Beauregard, prossimo alla fine della sua carriera, capisce che l’unico modo per chiudere l’attività era quello di affrontare e battere il più forte: il mucchio selvaggio. Mentre carica a polvere i due Winchester dietro i binari di una linea ferroviaria in disuso, il vecchio Jack ricorda le parole di Nessuno: “Già, ma uno come te deve smettere in bellezza”. Per gli amanti del tennis tradizionale trapiantato nella contemporaneità, Roger Federer rappresenta qualcosa di più di un giocatore. Alieno, altrimenti non avrebbe nella propria bacheca diciassette titoli dello slam, due medaglie olimpiche e un’altra quarantina di trofei.
Federer è il tennis benché non sia il migliore della storia. Le cronache narrano di giocatori capaci di vincere come lo svizzero in condizioni ben peggiori di quelle odierne: negli anni ’20-’30, un terraiolo spagnolo non avrebbe mai intrapreso un viaggio in piroscafo di una settimana da Barcellona a Sydney, lo stesso dicasi per una giocatrice dei paesi nordici. Roger è il migliore dell’era Open, vero, e i suoi record sono destinati a rimanere incastonati per parecchi anni con la certezza che un giorno, magari un ragazzo americano o, chissà, un tennista asiatico, riuscirà a fare meglio di lui. Per il momento vive una terza primavera sportiva da quando nel suo staff è entrato Stefan Edberg il quale ha fatto come Nessuno nel film: gli ha cercato il peggior avversario da battere, sia su un campo da tennis che nella vita, per questo epilogo di carriera, il tempo che passa.
Nei quarti di finale contro Andy Murray non ha mai dato l’idea di poter perdere, nemmeno quando lo scozzese gli annullava due match point nel tie break del terzo set; per uno che si sentiva vecchio, ipse dixit, psicologicamente potevano pesare come due macigni, invece ha reagito con leggerezza di anni fa costruendo, sulla battuta, le migliori fortune. Il fisico ha retto le tre ore e mezza di incontro, la testa pure. Federer è nelle migliori condizioni per arrivare in fondo all’Australian Open e all’orizzonte, proprio come fanno i cavalli al galoppo, si alza il polverone dell’avversario di sempre, Rafa Nadal. Capitolo trentatré di questa rivalità sconfinata. “Centocinquanta che cavalcano come fossero mille, pensa che colpo! Finiresti su tutti i libri di storia!”. “Tu saresti tra quelli che leggono, io tra quelli che muoiono” dice il vecchio Jack prima di farli fuori tutti, uno dopo l’altro.
Alessandro Legnazzi
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