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Editoriale Australian Open – Lo spettacolo deve andare avanti
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11 anni agoon
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RedazioneCon molta fatica, per i tennisti dovuta al caldo e per chi vi scrive per gli indecenti orari di trasmissione, si è scollinata la metà della prima settimana di Australian Open. Senza dubbio, ha diffuso grande dibattito fra i dottrinari (e non solo) il clima umido che attanaglia il primo major della stagione: nei primi tre giorni le temperature non sono scese al di sotto dei 40 gradi ma, la buona notizia, nelle prossime ore è attesa una massa d’aria fredda in grado di abbassare la gradazione del forno australiano. Serena Williams, amante dei toni piccanti, ha dichiarato di non riuscire a prendere sonno la notte per la paura di attacchi di panico risolvibili solo da un sorso d’acqua. Diplomatico è stato Roger Federer: lo svizzero ne fa del caldo una questione di mantra, situazioni vulnerabili alla tranquillità dei sensi.
Djokovic è conscio del fatto che l’esito del torneo dipenda da lui quindi fa spallucce mentre il bizzoso Nadal è più preoccupato per i campi troppo veloci. Tutti esprimono la loro opinione in questa ditta oligopolica ignorando, forse consciamente, il fatto che the show must go on. Lo spettacolo non si può fermare. Sarà giacobina, sarà dittatoriale, sarà terroristica ma è l’unica regola dettata dalle televisioni e dai calendari: le prime pompano nel sistema ingenti quantità di dollari e, di riflesso, impongono a chi stila i secondi orari e programmazioni. Alla mercé la salute dei giocatori, costretti a giocare undici mesi su dodici senza pausa alcuna. Da una parte all’altra del mondo. Chiedere lo stop degli Australian Open equivarrebbe emulare il gesto di quel milanese che, davanti al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, disse a un militare di guardia: “Mi faccia entrare, vorrei riorganizzare l’ONU perché così non va”. Dopo alcuni minuti, un’ambulanza lo portava via a sirene spiegate.
Fra un ghiacciolo e un colpo di ventaglio, dobbiamo annotare che il tabellone principale maschile e femminile è stato, per lo più, disinfestato dal nostro gioioso tricolore: sul centrale riscaldato a 44 gradi non basta una prestazione gigantesca di Karin Knapp per piegare Maria Sharapova (la siberiana vince 10-8 al terzo), l’ovazione finale per l’atleta altoatesina è forse più beffarda di uno bacio d’addio di una fidanzata. Nemmeno l’altro tirolese, Seppi, avanza al terzo turno: l’americano Donald Young lo batte 7-5 al quinto, suo campo fertile (quarta sconfitta su quattordici gare concluse all’ultimo set per Andreas nel recente biennio). Tirata d’orecchie per Camila Giorgi, capace di regalare la vittoria a Cornet quando era avanti 4-1 al terzo: il disastroso dato dei 73 errori gratuiti la dice lunga su quanto debba ancora crescere. Restano solo Flavia Pennetta e Fabio Fognini. The show must go on…
Alessandri Legnazzi
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