Editoriale – Cagliari-Roma, l’ennesima figuraccia del calcio italiano

“Continuiamo a farci del male”, diceva Nanni Moretti in un celeberrimo passaggio del suo film Bianca. Una frase che, dopo i fatti di Cagliari, fotografa in maniera esemplare il trend attuale del calcio italiano.

Non bastavano gli strascichi di calciopoli – scandalo scoppiato sei anni fa, mica decenni orsono – i balletti sulle magliette con una stella in più o in meno, le sentenze su giocatori intercettati dai loro datori di lavoro, le partite truccate, l’ombra della malavita e delle scommesse illegali, i proprietari di club storici che si vedono notificare un Daspo, le relazioni pericolose tra le società e il sottobosco ultrà e chi ne ha più ne metta.

Serviva anche che un presidente, da migliaia di chilometri di distanza, incitasse i tifosi a disobbedire agli ordini del prefetto della città e a presentarsi allo stadio nonostante la mancata concessione dell’agibilità, costringendo poi lo stesso prefetto a rinviare la partita a data da destinarsi.

Il gesto sconsiderato di Massimo Cellino fa il paio con il triste post-partita della Super-Coppa italiana o con le solite visite dei “capi tifosi” all’allenatore della squadra in crisi di turno – ci riferiamo ovviamente al Milan e a Max Allegri. E siamo solo al 23 di settembre…

Le macchie sulla bandiera del football nostrano sono talmente tante che rischiamo di scordarcene qualcuna. Per mandare un segnale forte e consono a quanto accaduto, auspichiamo che questa volta le autorità competenti prendano dei provvedimenti molto severi. Al di là del possibile 3-0 a tavolino per la Roma, che ci starebbe tutto e che gli stessi giallorossi sembrano intenzionati a chiedere, va punito con sanzioni di una durezza esemplare l’atteggiamento arrogante del presidente Cellino. Altro che rinascita e moralizzazione di tutto l’ambiente, con pessimi esempi come quello dato dal massimo dirigente rossoblu si rischia di affossare definitivamente quel che resta di buono del calcio italiano.