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Editoriale – Che ne sarà di Balotelli? La parabola di SuperMario
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11 anni agoon
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RedazioneC’era una volta un centravanti talentuoso e forse un po’ acerbo che nel gennaio del 2013 esaudì il sogno di una vita vestendo la maglia della squadra per cui aveva sempre fatto il tifo, il Milan. Un amore, quello per i colori rossoneri, che gli aveva creato anche qualche problema a inizio carriera, tenuto conto del fatto che a renderlo professionista erano stati i cugini dell’Inter.
L’arrivo al Diavolo, comunque, aveva completato il suo processo di maturazione, trasformandolo da speranza del calcio italico a certezza di un intero movimento. Nel suo primo mese e mezzo con la squadra aveva infatti segnato sette reti in altrettante partite (a fine anno sarebbero diventate dodici in tredici apparizioni in campo), guidando il rabberciato Milan a una rimonta che sarebbe poi culminata nel terzo posto di maggio.
Un anno esatto dopo, la storia di Mario Balotelli è cambiata radicalmente. Lo stesso mese e mezzo è stato caratterizzato da sole due marcature e da un ruolo – quello di fulcro rossonero e uomo immagine della società – sempre più in discussione. Tante le tappe negative della stagione di ‘SuperMario’, dalla perdita dell’imbattibilità dal dischetto (bontà di Pepe Reina) alla squalifica per tre giornate, dai tanti Tapiri d’Oro alle lacrime del San Paolo, dalla querelle con Raffaella Fico per la paternità della piccola Pia al fitto chiacchiericcio sulle sue abitazioni, sulle sue acconciature, sulle sue macchine, sulla sua vita con Fanny.
In più un rendimento sul campo sempre più calante. Il culmine con l’arrivo a Milanello di Seedorf. Balotelli ha segnato il primo gol della gestione dell’olandese (il rigore decisivo per battere il Verona), da allora qualcosa si è rotto. Da quel 19 gennaio infatti sono arrivati soltanto il gol su punizione a Cagliari, la prodezza dalla distanza contro il Bologna e un altro rigore, contro il Parma.
Balotelli non riesce più a essere decisivo e proprio gli schemi imposti da Seedorf sembrano essere la chiave. Il 4-2-3-1 del nuovo tecnico mal si sposa con le caratteristiche di Mario, che preferisce giocare negli spazi piuttosto che fare reparto da solo e magari far salire la squadra. E’ un attaccante dalla grande falcata piuttosto che un animale d’area piccola. Da qui la riscoperta di Giampaolo Pazzini e la panchina dell’Olimpico, impensabile fino a qualche settimana fa.
Non va poi dimenticato il peso del procuratore di Balotelli, quel Mino Raiola che ha fatto capire a più riprese di ritenere il suo più noto assistito più adatto al campionato inglese o a quello spagnolo, più competitivi rispetto alla serie A.
Le voci di un approdo di Balotelli al Chelsea di quel Mourinho che terminò il processo di svezzamento ai tempi dell’Inter (ma ci litigò furiosamente in più di un’occasione) non hanno mai trovato seguito. Quella dell’Arsenal è rimasta solo un’idea, quella del Napoli una suggestione che ciclicamente torna a occupare le prime pagine dei giornali.
La cosa certa è che, a meno di tre mesi da un Mondiale che lo attendeva da protagonista, Balotelli ha bisogno di ritrovare calma e concentrazione e tornare ai livelli di Euro 2012. Ne ha bisogno lui, ne ha bisogno Prandelli, probabilmente ne ha bisogno l’Italia intera.
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