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Editoriale -Coppa Italia, troppo snobismo dalla A. E se tornasse la Coppa delle Coppe?
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11 anni agoon
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RedazioneTorino, Genoa, Cagliari, Livorno. Anche quest’anno, quattro squadre di A, sulla carta super favorite, hanno perso al terzo turno di Coppa Italia, primo step della competizione. E non mi si presenti la solita vecchia scusa delle ‘gambe imballate’ o del ‘troppo caldo’, perchè la sola e unica verità è che certe squadre tendono a considerare la coppa nazionale alla stregua del più puro calcio d’agosto, schierando seconde linee e facendo esperimenti quantomeno curiosi con la scusa di riuscire, in qualche modo, a passare il turno contro compagini meno blasonate.
Ma così sempre non è, anzi, sempre più spesso si vedono eliminazioni sorprendenti: un torneo prestigioso, che potrebbe anche essere un’importante vetrina in tempi di mercato, viene bistrattata e presa sottogamba da squadre che, arrivando in fondo nella manifestazione, potrebbero invece dare ai propri tifosi la gioia di sollevare un trofeo. Che effetto farebbe se una medio-piccola vincesse la Coppa nazionale? Per alcune società potrebbe essere il primo premio in bacheca, per altre potrebbe significare il ritorno alla gloria dopo anni da co-protagoniste: allora perchè non tentare?
Forse, per dare un senso alla competizione, si potrebbe pensare ad un ulteriore incentivo: perchè non re-introdurre la Coppa delle Coppe, il trofeo abolito a fine anni 90′ e destinato ai club europei vincitori delle coppe nazionali? Quanto sarebbe bello per i tifosi viaggiare per l’Europa sbandierando i propri colori e conoscendo nuovi stadi, nuove culture calcistiche e nuove tifoserie?
Per pensare all’effetti che fa basti ricordare il Vicenza di Guidolin (vincitore della Coppa nel 1997 e protagonista di una grande cavalcata in Coppa delle Coppe l’anno successivo) o il Parma di Scala a metà anni 90′, che hanno fatto impazzire i propri tifosi per nulla abituati, fino a quel momento, a sollevare trofei. Insomma, solo la Coppa delle Coppe potrebbe salvare la situazione di un trofeo che, ormai, sembra si giochi solo per fini pubblicitari, visto lo scarso impegno e lo scarso richiamo che esercita sul pubblico. Ma è ora di cambiare e, più che mai, il ritorno al passato potrebbe essere la soluzione.
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