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Editoriale – Dal Maracanazo al Mineirazo, dall’Uruguay alla Germania
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10 anni agoon
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RedazioneUna volta si diceva: “Clamoroso al Cibali!”. Da oggi in poi si dirà: “Clamoroso al Mineirao!”. Anzi, incredibile al Mineirao! Chi avrebbe creduto infatti che il Brasile padrone di casa e favorito numero 1 per la vittoria finale sarebbe stato seppellito di gol da una Germania che si sapeva essere forte, ma forse non fino a questo punto.
Non fino al punto di segnare 7 gol in una semifinale mondiale a una Selecao che poteva contare sull’appoggio incondizionato di un pubblico innamorato. Pubblico adesso annichilito, umiliato e offeso, per citare il titolo di un capolavoro senza tempo del genio Dostoevskij.
Il genio, quello verdeoro, era a casa davanti alla TV, con una vertebra fratturata e gli occhi sbarrati, increduli di fronte all’assoluta impotenza di quella che lui non poteva riconoscere come la sua squadra. L’esito drammatico del Mondiale casalingo, che fa eco a quello altrettanto tragico del 1950, è per il Brasile la naturale conclusione di un percorso fin qui non veritiero.
Questo Brasile, del Brasile vero, ha ben poco, quasi nulla. Forse mai si era visto prima d’ora un Brasile così povero tanto nella tecnica quanto nelle idee. Idee che non mancano invece alla Germania, ancora una volta garanzia di concretezza, potenza e determinazione. La determinazione feroce del “vecchio” Klose, mai troppo vecchio per buttarla dentro.
Gol numero 16 per lui in quattro Mondiali disputati e bye bye a Ronaldo. L’estro, anzi, il presunto estro, carioca si schianta sul solido muro tedesco con lo stesso fragore dell’onda sulla ruvida scogliera. Dal Maracanazo al Mineirazo, dall’Uruguay alla Germania, l’incubo del passato diventa angoscioso presente.
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