Pagelle Juventus
Editoriale Genoa – Il Derby della confusione
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11 anni agoon
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RedazioneDopo mille peripezie, finalmente, Genova ha avuto il suo Derby. Quello che desertifica la çité e fa rifiorire un quartiere già popolare come Marassi, quello che fa venire una voglia matta di prendere la sciarpa e andare allo stadio a cantare. Là fuori tirava uno scirocco da burrasca, a un chilometro dal Ferraris si sentivano le onde del mare infrangersi sugli scogli. Un po’ come le polemiche della vigilia, naufragate dopo aver anestetizzato l’adrenalina della viglia. Francamente non se ne poteva più di orari, previsioni, auspici, comunicati, riunioni di comitato, telecronisti presunti muezzin… d’un tratto scoppiò un temporale, quasi biblicamente, capace di spazzare via tutto. Aria pulita. Il Derby di Genova non va commercializzato o venduto al primo magnate asiatico che passa di lì, giusto; però una riflessione superpartes è doverosa. Se da un lato i tifosi hanno salvato la stracittadina, dall’altro c’è l’ennesima prova che le istituzioni sono deboli.
I tifosi hanno fatto il loro gioco, si sono uniti in un coro rossoblucerchiato e ottenuto lo spostamento d’orario. Vittoria erga omnes. La Lega Calcio ha provato a svendere la professionalità della categoria sportiva per agevolare gli interessi privati dei diritti televisivi; il Comune di Genova fa come lo struzzo, mette la testa sotto la sabbia sperando di mimetizzarsi, sebbene si dimentichi di nascondere altre parti del corpo, sicuramente più vulnerabili. Infine, Prefettura e Questura ci mettono una pezza e salvano l’evento rinviando tutto a uno strano lunedì sera. Che brutta figura ha fatto il sistema calcio italiano! Chissà cosa ne pensano all’estero, abituati ad avere tutto: grande spettacolo e stadi pieni in giornate spezzatino. E pensare che sarebbe stato così semplice se la Lega conoscesse la realtà di Genova… Derby di sabato sera e fiera di Sant’Agata il giorno successivo. A volte si creano problemi quando non ce ne sono.
Lo stesso si potrebbe rimproverare a Gasperini, uomo che difficilmente sbaglia partite come questa. La formazione iniziale non ha convinto, De Ceglie ha confermato che non è capace di muoversi fra le linee avanzate mentre Konatè corre, corre e corre ma ogni tanto dovrebbe anche buttarla dentro. I rossoblù hanno tatticamente regalato il primo tempo alla Sampdoria, la quale ha approfittato con Maxi Lopez dell’unica sbavatura difensiva di Burdisso: il Genoa martellava sempre sulla fascia sinistra con la catena formata da Marchese-Antonelli, l’azione era prevedibile e facilmente neutralizzabile. Gasp ha provato a cambiare approccio in tutti i modi, prima inserendo la zanzara Fetfatzidis (giocatore talentuoso ma che patisce all’inverosimile i campi pesanti), passando a un 4-2-3-1 con De Ceglie terzino destro e chiudendo col 4-2-4 d’artiglieria pesante. E Motta? E Vrsaljko? No, Beppe Sculli, tornato a Genova forse per dare delle spiegazioni dopo quel tragico pomeriggio di Genoa-Siena…
Alessandro Legnazzi
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