Pagelle Juventus
Editoriale Genoa – Il Gasp di sempre, il derby di sempre
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11 anni agoon
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RedazioneLa temibile girandola di incontri dall’alto coefficiente di difficoltà (Roma, Inter e Fiorentina) si è conclusa con un sorriso per il Genoa. Anzi, quattro. Quattro, come i punti rimediati in queste tre gare all’apparenza impossibili. Dallo sprofondo alla gioia. Se il popolo rossoblù ha visto prendere a schiaffi la propria squadra all’Olimpico da undici giallorossi indemoniati, le note liete non si son fatte aspettare: il riscatto è giunto nell’immediata gara coi nerazzurri, squadra al limite dell’isterismo su cui soffia un vento gelido di tramontana. Tre punti d’oro sotto una pioggia torrenziale che hanno fatto fare il balzo in avanti, di qualità e di classifica; infine la gara della consapevolezza, quella del Franchi di Firenze. Gasperini, memore del 4-0 subito passivamente dalla Roma, torna a vestire i panni che lo hanno reso celebre: basta con bunker o trincee davanti al portiere ma squadra compatta in due linee capace di giocare senza paura in verticale.
Era da tanto tempo che non si vedeva un Grifone così sorprendente contro una big. La memoria, se non entra a gamba tesa come Ambrosini, riporta a un Genoa-Juventus del settembre 2012: i rossoblù, allora allenati da Gigi De Canio, dominarono la Signora per un’ora di gioco con raddoppi di marcatura e contropiedi esemplari andando in vantaggio Immobile e sfiorando il raddoppio con Bertolacci. Come con la Fiorentina, il Genoa incassò tre gol ma stavolta la differenza l’hanno fatta i vari Antonini, Matuzalem, Gilardino (a quota 168 centri in carriera come Beppe Savoldi) e De Maio. Il gruppo ha mostrato una grande capacità d’adattamento a più ruoli e moduli se si pensa che Gasperini ha iniziato col 3-4-3 e chiuso col 4-2-3-1; unica pecca la non lettura a gara in corso, della retroguardia, degli inserimenti senza palla di Aquilani, raro uomo-gol che ha centrato la sua prima tripletta fra i professionisti. C’è sempre un prima volta, no?
E adesso entriamo nella settimana che porta alla Partita. Quella con l’iniziale maiuscola, quella che probabilmente verrà posticipata per non creare disordini pubblici in una città, ahimè, in ginocchio. A Genova il calcio è povero, u l’è pe’ misci, e questo si nota quando il tifoso di casa guarda la classifica: non gli importa chi sia in testa oppure in fondo, gli importa solo sapere se la sua squadra del cuore è davanti agli “altri”. Chiamati letteralmente così. A chi è abituato a respirare l’aria rarefatta delle alte zone della graduatoria potrebbe sembrare un discorso folle, mal articolato o senza senso ma, giuro, non è così; ai genoani conta avere i doriani alle spalle, ai doriani i genoani dietro. È la storia del derby della Lanterna che lo dice e, da tre anni consecutivi, lo dimostra.
Alessandro Legnazzi
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