Pagelle Juventus
Editoriale – Il “trasformismo” tattico di Antonio Conte
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11 anni agoon
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RedazioneE’ una Juventus sempre più camaleontica quella plasmata e guidata da Antonio Conte, ieri a San Siro si è avuta la conferma definitiva di questo mutamento della veste tattica da parte della Vecchia Signora. La prima Juventus di Antonio Conte, quella che nel giro di pochi mesi passò dal 4-2-4 al 4-3-3 fino a finire al 3-5-2, era una squadra che partiva sempre all’arrembaggio e che cercava di imporre il proprio gioco sempre e comunque, questa invece Juventus gioca più di rimessa, sfruttando il contropiede e le giocate dei singoli. Come si è arrivati a tutto ciò?
La cosa che è maggiormente cambiata da tre anni a questa parte è la fase offensiva della squadra bianconera: nel primo e nel secondo anno di Conte la Juventus giocava senza dare punti di riferimento agli avversari, che spesso uscivano dal campo di gioco con la testa che girava, le punte juventine (ma di fatto solo Matri era un attaccante puro) però sprecavano troppo perché faticavano a reggere gli alti ritmi imposti dal tecnico salentino e così davanti alla porta, a causa della frenesia, veniva sempre a meno la lucidità.
Veniamo alla Juventus attuale: in estate la società, in comune accordo con il proprio tecnico, ha deciso di cambiare i connotati del proprio attacco. Basta mezze punte e attaccanti di movimento e dentro due attaccanti di razza come Tevez e Llorente, che danno sì più prevedibilità alla fase offensiva ma anche più peso e incisività. E qui veniamo al cambiamento di approccio da parte dei campioni d’Italia: cammin facendo Conte si rende conto che attando a testa bassa, con frenesia, si rischia di bruciare le qualità di tecniche di Tevez e Llorente, che abbisognano di attacchi ragionati e di essere serviti nei momenti giusti, quando il fuoriclasse può piazzare la zampata. La Juventus così, spesso aspetta l’avversario per poi colpirlo nel momento più opportuno con micidiali contropiedi.
Così si spiega la metamorfosi tattica di Antonio Conte, passato in pochi anni dall’integralismo del 4-2-4 super offensivo, a un calcio più cinico e d’attesa che si avvicina sempre di più a quella della grande tradizione juventina, da Trapattoni a Lippi passando per Capello.
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