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Editoriale Italia – Prandelli, quanta pazienza con Balo, ma ne vale davvero la pena?
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12 anni agoon
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RedazioneSono passati più o meno quattro mesi da quella notte del 1 Luglio. Quella sera, l’Italia di Cesare Prandelli usciva giustamente sconfitta dall’Olimpico di Kyev con un sonoro 4a0 inflitto dalla Spagna. Nessuna polemica, solo grande orgoglio per una squadra capace di stupire tutti, capace di eliminare squadre ben più attrezzate come la Germania.
In Polonia e Ucraina gli azzurri, vennero trascinati da un certo Mario Balotelli, che con tre gol portò l’Italia a giocarsi la finale. Due sono ancora impressi nella mente di tutti gli italiani; proprio contro quei tedeschi che prima del fischio d’inizio sembravano imbattibili. Squadra solida, capace di soffrire e dotata di un elevato tasso tecnico. Quella sera però qualcosa non funzionò e Super Mario piegò Lahm e compagni con due gol straordinari. Tutti ormai parlavano di un giocatore cambiato, di un Mario che aveva messo la testa a posto, un giocatore su cui si poteva fare affidamento. Anche Cesare Prandelli forse lo pensava. Archiviati gli Europei, l’ex neroazzurro era pronto a stupire anche il Manchester City di quel Roberto Mancini che lo aveva voluto fortemente. Ma eccoci di nuovo alle solite. Pronti via, rinizia la Premier League, Mario Balotelli rimette la maglia azzurra, questa volta quella dei “citizens” e, casualmente, tutto torna come prima. Super Mario si trasforma, ma lo fa nella maniera sbagliata, o forse quella che gli riesce meglio. Il Bad Boy bresciano torna a essere il ragazzino sbruffone e intrattabile, famoso per le sue sceneggiate e colpi di matto. Campionato appena inziato e già ai margini della squadra. Poche volte è sceso in campo e in poco tempo è diventato la quarta scelta di Roberto Mancini, dietro ai vari Dzeko, Tevez e Aguero. Oltre alle solite “balotellate”, vedi il litigio dopo l’ultima sostituzione contro il Sunderlad, non riesce neanche ad essere incisivo su un campo da calcio.
Ed eccoci che torna la Nazionale, chi si aspettava di non vederlo tra i convocati ha dovuto subito ricredersi. Di sicuro il ct azzurro non ha preso benissimo la “scusa” delloperazione agli occhi per la quale Super Mario ha saltato i primi impegni stagionali. Ma la fiducia e, la pazienza nei confronti del giovane attaccante sono smisurati. Pochi o forse nessuno avrebbero conovocato Balotelli per questi due uscite. Tranne lui quel Cesare Prandelli che, calcisticamente parlando, se ne deve essere innamorato, altrimenti non si spiegherebbe tutto ciò.
La pazienza ha un limite e anche il tecnico azzurro la sta finendo. Armenia e Danimarca suonano un pò come ultima chance per Super Mario. Dovrà dimostrare di essere diventato un leader, un trascinatore, un calciatore su cui i compagni possano fare affidamento. Se, anche se ci auguriamo il contrario, Balotelli dovesse fallire e non rispondere alle attese allora sorge spontaneo un quesito: ma ne vale la pena? Ne vale la pena di continuare a “perdonare” un ragazzo di 20 anni che è da quando ne ha 15 che si comporta così? Ne vale la pena inseguire disperatamente un ragazzo che non merita tutto questo? E poi, Mario Balotelli siamo sicuri sia un campione e non l’ennesima eterna promessa? Il talento c’è, ma per diventare un campione serve altro. Chiedete a Del Piero e Baggio se per diventare quello che sono diventati bastava il talento. Il grande campione è un modello per i più piccoli, è un esempio da seguire e tu Mario mi spiace, non lo sei ancora e non so se mai lo diventerai…
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