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Editoriale Juve – Conte, prendere o lasciare? Se non c’è più la fame…
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11 anni agoon
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RedazioneA furia di picchiare, picchiare e picchiare (si badi, il numero tre non è casuale), anche il più solido dei martelli rischia di scalfirsi e di scheggiarsi e perdere così la proverbiale efficacia. Lo sa bene il martello per antonomasia del calcio italiano, quell’Antonio Conte che di triplette (la ‘t’ in più non è casuale) se ne intende eccome.
Tre scudetti consecutivi, come non acadeva dagli anni 30 dalle parti della Torino bianconera, un record difficile da superare. O anche solo -banalmente, ma si fa per dire- da confermare. Di qui i dubbi del tecnico salentino: “Mourinho- chi era costui?”, l’allenatore che più di ogni altro sa capire quando una squadra -a fine ciclo- non ha più niente da dare al proprio condottiero.
E suvvia, passi per il paragone, stiamo pur sempre parlando del Mourinho italiano, oppure no? Non vi piace il portoghese? E allora prendiamo come esempio il suo polo opposto -calcisticamente parlando- Guardiola: anche il catalano, dopo anni di trionfi assoluti, ha saputo staccare il cordone ombelicale dal suo club per rimettersi in discussione in giro per l’Europa, dimostrando di poter essere grande anche altrove.
E conoscendo Conte, le sue ambizioni non possono essere da meno: di qui i dubbi, se continuare o meno, l’avventura in bianconero. Questo doveva essere l’anno dell’asticella alzata in Europa, ma il ‘Road Trip’ continentale ha visto i bianconeri uscire non una, ma due volte dalle competizioni Uefa, se si contano Champions ed Europa League.
Due brutti colpi per uno che fa della Vittoria la propria filosofia di vita: ed è proprio da vincente – almeno in ambito nazionale- che Antonio Conte potrebbe lasciare una Juve spietata al di qua delle Alpi e quasi timorosa lontano da casa. Un provincialismo che pende sui bianconeri, massimi rappresentanti di un calcio che il meglio di sè lo ha dato in passato e che oggi cerca se stesso tra uno scandalo extra-campo e l’altro.
Ma questo non fa per Antonio. Il meglio -per lui- deve ancora venire. Quindi bricola in spalla, voglia di spaccare il mondo e cartina dell’Europa in tasca: il viaggio ricomincia a settembre, verso nuovi orizzonti. Sempre col martello ben saldo nella mano.
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