Pagelle Juventus
Editoriale – Juve, da Conte a Simeone: ecco perché
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11 anni agoon
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Redazione Il popolo juventino vive giorni di profondo turbamento, scosso dalla notizia del possibile addio del suo condottiero Antonio Conte al termine della stagione in corso. Il tecnico salentino non ha ancora sciolto le riserve sul proprio futuro, che rischia seriamente di essere lontano da Torino. Conte chiede garanzie, acquisti pesanti per dare l’assalto alla prossima Champions League, la società nicchia. E già si fanno i nomi dei papabili sostituti, a cominciare da quello di Diego Simeone, artefice del miracolo Atletico Madrid. Il Cholo è assai simile ad Antonio per carattere, grinta e soprattutto per la cattiveria agonistica e lo spirito guerriero che riesce a infondere nei suoi calciatori. Come Antonio, anche Diego ha ereditato un gruppo di giocatori frustrati da anni di delusioni cocenti e ha saputo trasformarlo in una squadra. Perché è proprio questo il principale merito che va riconosciuto a entrambi: l’aver creato un collettivo un grande collettivo, una democrazia fondata sul lavoro. Lungi dall’esser blasfemi, ma, fatte le debite proporzioni, c’è un che di religioso nel modo con il quale Conte e Simeone sanno gestire un gruppo di uomini così diversi tra loro, mettendoli tutti d’accordo nel perseguire un obiettivo comune secondo un concetto d’uguaglianza sostanziale e non banalmente formale e quindi svuotata d’effettività. Anche Gesù Cristo prese un manipolo di uomini diversi tra loro e ne fece un’ecclesia, ossia un corpo unico, una comunità fondata sull’uguaglianza, nella quale l’uno era parte del tutto. In scala infinitamente minore, Conte e Simeone sono riusciti a mettere in pratica l’insegnamento di Cristo. Diego come Antonio. Diego dopo Antonio. Nessun altro.
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