Pagelle Juventus
Editoriale Juventus – Conte non è contento
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11 anni agoon
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RedazioneL’arbitro fischia la fine della gara. I bianconeri gioiscono, abbracciano a centrocampo i loro avversari blucerchiati. Il freddo dell’umida notte torinese fa fumare i corpi riscaldati dalle magli termiche: qualche coraggioso si sfila la casacca e mostra i ricami di un fisico scolpito da ore di palestra. È il momento di prendersi per mano e ricevere l’olè delle curve, come fa l’arena quando il toreador buggera il toro. La testa è già alla partita successiva o forse alla doccia, imminente dopo aver percorso il corridoio che porta agli spogliatoi col compagno di reparto raccontando questa o quella azione. Il movimento che uno intendeva e invece l’altro non ha fatto. Poi un sorriso, perché a calcio dovrebbe sempre finire così. Entra Antonio Conte seguito dal suo staff. Ha una faccia enigmatica, di certo non entusiasta. Si sarà fatto sentire, perfezionista com’è, per le situazioni da palla inattiva.
A memoria d’uomo, Andrea Barzagli, è incappato nel primo errore clamoroso da quando veste bianconero, una sciagurata scivolata a piè uniti che sorprende Buffon. Forse anche la Sampdoria. Con questo lampo, a dire il vero ignorato dallo Stadium, i liguri guadagnano fiducia e campo: Mihajlovic mette tre trequartisti dietro Eder, poi chiude la difesa – terzini compresi – con una cerniera doppia a centrocampo. La frenesia duro lo spazio di metà ripresa quando Pogba giustizia il marinaio Baciccia col tiro a giro dal limite dell’area di rigore, una ghigliottina che piomba sul collo del condannato. Il Doria merita un applauso per aver giocato a viso aperto sia a Torino che a Napoli; da queste trasferte non sono giunti punti, vero, ma solo complimenti. Un allenatore pragmatico direbbe che la salvezza si raggiunge solo coi primi e non con le pacche sulla spalla.
La serie di vittorie si allunga a dodici, il record assoluto dell’Inter di Mancini è a cinque fermate. Il passo di questa squadra rischia di non essere sufficientemente esaltato se si sorvola sul miglior girone d’andata della storia disputato da Roma e Napoli. La lepre stimola gli inseguitori a correre più forte. Ad andare oltre i limiti. A lenire più in fretta l’amaro di una sconfitta. Il campionato non è chiuso, ha ragione Conte, e chi lo considera tale dà atto di non aver mai sudato per vincere: due anni fa la Juventus recuperò otto punti in un mese a un Milan di grande spessore qualitativo. Qualcosa di impensabile. Dal punto di vista psicologico, inseguire è meno faticoso di condurre. Le insidie sono molteplici, la guardia non va mai abbassata. Repetita iuvant. La lavata di capo sarà finita con un complimento al gruppo, uno zuccherino che consente di rilassarsi almeno per una giornata.
Alessandro Legnazzi
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