Pagelle Juventus
Editoriale Juventus – La reliquia maledetta
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11 anni agoon
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RedazioneÈ successo quello che probabilmente nemmeno Mancini s’aspettava, lui che in materia di Juventus può tenere un master a Coverciano. Da sempre tifoso bianconero immerso in una famiglia di juventini, quando la Signora giungeva dalle sue parti non lesinava a recarsi allo stadio. Poi le strade che percorreva in moto si sono avvicinate tantissimo fino a separarsi al bivio Genova-Torino. Il Mancio diventa un idolo alla Sampdoria sino al punto di non ritorno posto sulla panchina dell’Inter. Una storia di continui contatti, infatuazioni ma mai amori veri. Fino agli ultimi due capitoli di questo strano romanzo: estate 2011, la Juve contatta Mancini per affidargli la panchina, le distanze economiche sono troppe perciò si vira su Conte. Uomo di campo, predestinato in questo ruolo. Dulcis in fundo? No, la storia che vi stiamo raccontando ha un finale dal sapore amaro come il fango.
La Juventus esce a testa alta dall’Europa che conta per mano mancina. Mancioglu, bizantinizzato. A testa alta perché solo un campo in condizioni disastrose non le ha consentito di strappare un pass per gli ottavi di finale; il prato dell’Arena andava bene per una gara di rally o motocross. Sicuri che fosse praticabile? Sicuri che lo fosse dopo il passaggio delle ruspe su di una sola metà campo? Siamo maliziosi, si, ma come insegnava qualcuno “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”. Da una parte stanno le responsabilità dei bianconeri, dall’altra le responsabilità di chi ha deciso di posticipare questa gara per fatti poco rilevanti. È da perdenti nascondersi dietro le sconfitte quando, evidentissimi, esistono dei fatti ineluttabili che hanno portato all’eliminazione: se la Juventus avesse fatto punti in Danimarca e in casa con il Galatasaray a quest’ora parleremmo di girone chiuso e passaggio del turno. Invece, sotto l’albero di Natale c’è un regalo di cui si sa già il contenuto. Una non sorpresa.
“Questo non è calcio” urla Conte? Vero. Verissimo. Viene da rispondere con la frase di John McEnroe quando lanciava la racchetta verso un giudice di linea che gli negava un punto: “Non puoi dirlo sul serio!”. I punti persi per strada sono un rammarico più grande delle lamentele. Il girone della Juve era privo di squadre materasso ma accessibile, se giocato con una cattiveria agonistica adeguata poteva fornire gioie più grandi di una sola vittoria in sei gare. L’agguato è arrivato mentre la sentinella era in siesta. Adesso bisogna fare i conti con l’Europa League, una competizione che al solo pensiero ti nausea ma che, forse, è adatta per un gruppo ancora poco malleabile al contesto internazionale. Rimandati con salto d’appello. Mea culpa. L’anatema europeo continua e stavolta pone la parola fine a questo romanzo: sembra un sortilegio caduto dopo aver sfiorato una reliquia maledetta dalle grandi orecchie.
Alessandro Legnazzi
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