Pagelle Juventus
Editoriale Juventus – Lezione europea numero due
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11 anni agoon
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RedazioneCi sono due correnti di pensiero, entrambe realiste, che stanno sul crinale del risultato, e che spiegano al meglio il pareggio: Conte e Buffon ne sono i padri, l’ex capitano e il capitano. Questione di fascia, questione di leadership dentro lo spogliatoio e sul campo. “Niente da rimproverare, abbiamo giocato meglio stasera di domenica” asserisce il primo; “Rispetto domenica una differenza c’è, lì ci salvò la traversa, stasera hanno fatto gol” gli fa eco il secondo. Facciamo ordine. Premesso che un tecnico ha tutto il diritto – e forse dovere – di difendere le proprie scelte anche d’innanzi al torto assoluto, ci è difficile gettare alle ortiche l’analisi lucidissima di Buffon: è vero, non ci sono differenze, ieri come domenica la Juventus si è permessa il lusso di giocare solo un tempo regalando la ripresa all’avversario. Può andare bene una volta, due ma alla fine si paga caro il fatto di difendere risultato. I bianconeri, come i viola, non sono fatti per contenere.
Veniamo all’oggetto del contendere, il turn-over che oscura la partita da ogni sorta di ponderazione. Conte lascia in panchina Bonucci, Barzagli, Lichtsteiner, Pogba e Llorente per fare spazio ai non meno banali Caceres, Ogbonna, Isla, Marchisio e Osvaldo. Rotazione giusta o sbagliata? È giusta se la Juventus vuole veramente arrivare in fondo a questa competizione senza perdere il vantaggio (abbondante) di un campionato ancora da chiudere: i soliti undici non possono giocare sei partite in due settimane, sarebbe deleterio per tutti. Tuttalpiù è stucchevole la biforcazione di giudizio quando i bianconeri vincono con la squadra-bis rispetto a quando s’imbattono in un risultato negativo: si passa dalle lodi per la corazzata alle critiche di una compagine da oratorio. Ci vuole equilibrio e rispetto delle valutazioni compiute da Conte perché lui, solo lui e a differenza di tutti, conosce la quotidianità del gruppo. Sui singoli, Ogbonna che non sfrutta a pieno la sua stazza fisica, Caceres che sbaglia eternamente il fuorigioco, non ricadono colpe.
La Juventus ha spiazzato la Fiorentina con azioni ampie che terminavano con lo scarico su Isla, che in proiezione offensiva ricorda il cileno che incantò Udine, o Asamoah, la certezza sulla sinistra in un grande momento atletico-muscolare. Nei primi dieci minuti nascono due palle gol, una concretizzata dal solito Vidal (settimo centro europeo stagionale), l’altra salvata prodigiosamente da Roncaglia su Osvaldo. A lungo andare i campioni d’Italia hanno commesso l’errore di sentirsi già vincitori dimenticando che il vantaggio era minimo; poi capita che Mario Gomez, centonovantatre giorni e due palle dopo, entri in campo e la butti in rete svegliando i sognatori bianconeri. In Europa manca quel qualcosa d’astratto, quel quid indefinito che solo un altro Tevez o Pogba possono tratteggiare. L’1-1 è il peggiore risultato per la Viola di Montella poiché al ritorno la metterà sempre in condizione d’attaccare, solo la casistica dei pareggi le garantisce il vantaggio in termini di risultato: gli juventini hanno le potenzialità per vincere al Franchi, a patto che non si sentano già sconfitti.
Alessandro Legnazzi (@lusciandru)
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