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Editoriale Juventus – Repetita Juvent?
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11 anni agoon
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Redazione29 Novembre 2011. Non è la data di una ricorrenza o di una festa. Solo linizio di un rituale. Un rituale tattico, prologo intenzionale che ha condotto la Juventus ed il suo generale, Antonio Conte, alla vittoria di due scudetti consecutivi e di due Supercoppe nazionali. Il San Paolo di Napoli riceveva la Juventus e Conte, modello intrinseco di studio tattico e capacità strategiche, giocò per la prima volta con la difesa a 3. Il copione è noto. Il sistema tattico è stato perfezionato, limato, levigato.
Diversi interpreti, comunque stesso sostrato applicativo. Regista arretrato e due mastini, rapidi e aggressivi, come barricata davanti a Buffon; Pirlo difeso da due incursori eccelsi e due esterni dalla caratura anaerobica sostanziosa, abili a difendere ed attaccare con lo stesso ritmo indiavolato; due attaccanti mobili, privi di punti di riferimento, magari poco gravidi di gol ma utilissimi già per il primo pressing, quasi sempre alto e offensivo.
Quasi un paradigma. Paradigma che, così come per definizione filosofica, rischia di incappare nella sua possibile rottura. Le squadre avversarie della Juve, parole di Conte, hanno imparato a chiudersi. La ricetta è semplice: abbassare la linea di pressing nella propria zona mediana, aspettare la Juve, ordinati, densi e compatti, cinturare larea di rigore con una pellaccia di gambe e gambette e poi, quando la transizione diventa offensiva, ripartire in contropiede o conquistare campo, così come nel rugby, con qualche punizione o calcio piazzato.
Le anomalie per il paradigma contiano sono state molteplici. La Juve di questo primo scorcio di anno calcistico ha subito troppe reti, ha spesso vinto in rimonta e, a volte, con fatica.Niente patemi, vero: sei vittorie e un pareggio in campionato, ovvero 19 punti conquistati, sono un antidoto non indifferente alla paura, soprattutto perché sono gli stessi punti conquistati anche nel corso della scorsa stagione. Dunque è facile inferire che non siamo ancora giunti nella fase delle cosiddette anomalie, ovvero in quella pericolosa transizione in cui manca una soluzione ai primi scricchiolii del paradigma. Anzi, il paradigma, e lo raccontano le statistiche, vive e concede conferme.
Ma, questo è anche vero, Conte deve pur confrontarsi con i rompicapi di queste prime partite, primo fra tutti limpossibilità, e sono ancora parole di Conte, di transitare, nelle fasi di maggiore difficoltà di una partita, al 4–3–3. La metamorfosi non è possibile perché mancano esterni offensivi o perché Pepe, unico giocatore della rosa abile a giocare nel tridente offensivo, è infortunato. I rompicapi, anche questo è noto, incrinano il paradigma senza mai farlo cedere.
Anzi, è proprio il paradigma a risolvere i rompicapi. Anche Conte sembra aver obbedito a questa legge. Il mister ha ruotato i giocatori, spesso provato nuove mosse tattiche, ultima tra le quali la prova, anche con un certo successo, di Paul Pogba come esterno destro.Tuttavia cè chi invoca unidea nuova. Un paradigma nuovo, una veste diversa. Il 4–3–1–2 potrebbe essere una soluzione. Soprattutto perché, in assenza di esterni offensivi arruolabili per il 4-3-3, sarebbe un sistema per far giocare insieme i quattro tenori mediani, Pirlo, Marchisio, Pogba e Vidal, questultimo nel ruolo di trequartista incursore, interpretazione già visitata quando il cileno giocava nel Bayer Leverkusen.
A parte però i numeri, i moduli, che lasciano il tempo che trovano, credo che la domandapiù giusta sia: se è vero che repetita iuvant, anche nel calcio vale lo stesso discorso? In altre parole: squadra che vince non si cambia o è giusto cambiare anche una squadra vincente? In altre parole ancora: cè il rischio che la regolarità vincente di un modulo appaghi i suoi stessi interpreti, un po come un attore destinato a recitare sempre nelle vesti dello stesso personaggio? Il tempo ci darà tutte le risposte che cerchiamo.
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