Pagelle Juventus
Editoriale Juventus – Una grande famiglia
Published
11 anni agoon
By
RedazioneIn una notte di luna calante, un fresco maestrale rendeva più frizzante una partita che stava quasi per addormentare 40mila persone. È primavera inoltrata, quasi estate, ma in Piemonte non è mai presto per dirlo. Fin dalle ore che anticipavano la gara si respirava un’aria diversa: più distesa, più leggera, resa meno tagliente dal caldo scirocco di Catania. La Juventus è campione d’Italia e il popolo bianconero ha allentato la tensione: non c’è più bisogno di riti scaramantici o antiche routine inviolate dalla sconfitta.
Una birra, il solito panino prima di entrare con la sciarpa al collo. Un abbraccio a un amico. Si vede tutto nel piazzalone antistante lo stadio: dai bagarini (esistono ancora sebbene il biglietto sia nominativo…) che si aggirano di soppiatto ai mercanti di mignon di liquori. “Tre sambuca o due Borghetti… cinque euro!”. Quella dello Stadium è, dopo tre anni di convivenza, una grande famiglia posta su un’isola felice (da rimarcare lo striscione pro Superga di ieri sera) nel maremoto del calcio nostrano.
Abbiamo conosciuto l’aria minacciosa di Genny (per gli amici, “a’ carogna”) che, dopo aver messo spalle al muro Hamsik, dava il via alla finale di Coppa Italia. Il calcio italiano farebbe volentieri a meno di carogne. Servono urgenti riforme e pene esemplari: nel primo Juventus-Bologna che si giocò nel nuovo Stadium, un tifoso bianconero si alzò dalla tribuna per rifilare uno schiaffo a Marco Di Vaio. Le telecamere lo colsero in flagrante e una settimana dopo, dalla cassetta delle lettere di casa, gli venne recapitato un Daspo di cinque anni. Il sistema penale sportivo funziona, ma a intermittenza.
Ahinoi tocca parlare poco di calcio perché in Juve-Atalanta si è giocato poco e male. Conte ha deciso di premiare i meno impiegati, e proprio uno di quegli uomini additati di non essere all’altezza dei colori bianconeri gli ha ripagato la fiducia. I 96 punti in classifica sono anche merito del diagonale da biliardo di Simone Padoin, l’esempio più nitido di professionismo: mai una parola fuori posto e tanta dedizione. Poi nient’altro, i festeggiamenti di ieri hanno asciugato quasi tutte le stille di energia mentale.
Infine, l’attenzione è stata rapita dalla presa di posizione del popolo juventino, con tre cori della curva in particolare: “Non si vende Pogba!” e “Antonio resta con noi!”. Mentre era impegnato a dare indicazioni alla squadra, Conte ha ascoltato e preso atto d’avere un alleato importante per le strategie del futuro. L’ultimo coro riguarda un rientrante sfortunato, Pepe, omaggiato dall’intero impianto con un boato: “Bentornato Simone!”, gli urlavano. Come se non avesse mai smesso d’essere partecipe di questa grande famiglia.
Alessandro Legnazzi
You may like
Dal Newton Heath al Manchester Utd: quando i Red Devils non erano diavoli e neppure rossi
Quella volta che… Sylvester Stallone parò un rigore alla Germania
FOTO – Il Bayern vince ancora, ma a festeggiare non c’è proprio nessuno…
VIDEO – Ricordate Diego Forlan? Gioca e segna ancora, ma nella Serie B giapponese!
18 gennaio 1953, quella volta che Amadei al 90′ fece esplodere il Vomero e piangere la ‘Signora’
Storia dell’autogol: i pionieri, i più grandi “autogoleador”