Pagelle Juventus
Editoriale La Pazza Inter è un alibi per Stramaccioni
Published
12 anni agoon
By
RedazioneNon ne posso più del conclamato luogo comune che vuole lInter pazza, imprevedibile, storicamente allergica ai canoni della normalità. Perché alla lunga la presunta follia – che fa tanto artista, follìa creativa, cupio dissolvi, ovvero sottile desiderio di autodistruzione – diventa un alibi buono per tutte le stagioni. E da quando papà Andrea, tenendomi per mano, mi accompagnava ai popolari di San Siro (non ancora Meazza) che si straparla di pazza Inter.
Avevo dieci anni, per meritarmi la partita dovevo rigare dritto tutta la settimana, a casa e a scuola. Una disobbedienza plateale, un brutto voto in profitto o condotta significava un pomeriggio domenicale di dottrina, altro che stadio. Ricordo a memoria la mia prima formazione nerazzurra, favorito dal non secondario dettaglio che allora non si sproloquiava di 4-4-2, 4-3-3 e tantomeno si praticava lodioso turnover. Dunque: Ghezzi; Blason (Padulazzi), Giacomazzi; Neri, Giovannini, Nesti; Armano, Wilkes (Mazza), Lorenzi, Skoglund, Nyers. Lallenatore credo fosse Foni, ma allora quello che oggi chiamiamo mister ed è una sorta di temuto dittatore non era che un comprimario dello spettacolo, ruolo fondamentale non gli era riconosciuto – lo avrebbe ottenuto anni dopo con lavvento del mago Herrera -, sicché posso anche sbagliarmi.
In quella squadra, a tenere alto il grado di follìa, provvedevano soprattutto il biondo Nacka Skoglund, il centravanti Veleno Lorenzi, il portiere Kamikaze Giorgio Ghezzi. Nacka con i suoi dribbling ubriacava letteralmente i difensori e a sua volta non disdegnava fuori del campo di ubriacarsi a sua volta (stavolta in senso letterale). Non sapevi mai quale delle due ubriacature in lui avrebbe prevalso. Veleno era del pari giornaliero, imprevedibile. Idem il Kamikaze, il soprannome dice tutto, capace dintrepide uscite a valanga e mortificanti papere improvvise.
Immagino che lAmbrosiana, progenitrice della Beneamata, fosse accreditata della medesima follìa, considerando che la Belle Epoque teneva in gran conto nella vita, nellarte, loriginalità dei comportamenti e delle espressioni: il fascino del maudit (del maledetto), il richiamo irresistibile per tutto quello che non è omologato né omologabile, lattrazione fatale per limponderabile, lindecifrabile.
Lho presa larga, ok, ma la premessa mi stuzzicava ed era necessaria. Ho rischiato grosso, ho rischiato il ridicolo quando – richiesto di un pronostico al Campionato dei Campioni di Odeon Tv – ho definito impossibile la rimonta dellInter sul Tottenham, dopo lo sciagurato 3-0 incassato allandata. Per dare forza al mio pronostico, mi sono spinto a fare una promessa: Mi faccio biondo ho sparato se lInter rimonta. E ho rincarato la dose: Strama dovrebbe pensare già al match di domenica con la Samp, per difendere le già modeste residue possibilità di arrivare al terzo posto. Ho quasi settantanni, non credo sarebbe stato uno spettacolo dignitoso, per me e per i telespettatori, essere costretto a farmi biondo cenere per onorare una scommessa. Anche se ho un lontano precedente, qualcosa di simile feci ai tempi del primo scudetto di Mou. Dovrei dire grazie ad Adebayor dello scampato pericolo e della decenza salva?
Allora, basta con il ritornello logoro della pazza Inter. Il problema è un altro: se fai formazioni cervellotiche (vero Strama?), se continui a far girare gli uomini come trottole, se cambi modulo come cambi le camicie, ottieni fatalmente un rendimento discontinuo. Non è questione di pazzia della squadra ma di insipienza di chi la guida e di comportamenti inadeguati da parte degli interpreti: alcuni logorati da carriere pesanti e gloriose, altri acerbi e talentuosi, altri di mediocre spessore tecnico. LInter ridicolizzata a Siena, a Firenze, a Londra, in casa col Bologna non è folle, è solo – al netto degli infortuni e delle squalifiche – spesso malamente assortita. Il che non significa sia tutta colpa del suo tecnico.
Questa squadra ad esempio non può prescindere dalla creatività di Cassano, ma il barese si allena a modo suo e quando non è in condizione atletica di minima decenza diventa una palla al piede. Se appena si regge dignitosamente in piedi regala gol e assist, come ha fatto nella gara di ritorno con il Tottenham. Di sicuro Cassano non può giocare da centravanti, neanche da finto centravanti, come gli è stato imposto nel match dandata a Londra. La formazione proposta da Strama nella gara di ritorno aveva una sua logica, costruita sul senso euclideo del baby croato Kovacic, assistito da due volonterosi cursori (Gargano, Cambiasso), sullestro di Cassano, sulla velocità di Palacio. La pazza Inter è una suggestione affascinante, un alibi. Facciamola finita.
You may like
Dal Newton Heath al Manchester Utd: quando i Red Devils non erano diavoli e neppure rossi
Quella volta che… Sylvester Stallone parò un rigore alla Germania
FOTO – Il Bayern vince ancora, ma a festeggiare non c’è proprio nessuno…
VIDEO – Ricordate Diego Forlan? Gioca e segna ancora, ma nella Serie B giapponese!
18 gennaio 1953, quella volta che Amadei al 90′ fece esplodere il Vomero e piangere la ‘Signora’
Storia dell’autogol: i pionieri, i più grandi “autogoleador”