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Editoriale Milan – Il Milan è vivo, parola d’ordine: crederci fino in fondo
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12 anni agoon
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Redazione© foto di agenzia liverani
Finalmente, per la prima volta da inizio stagione, i tifosi rossoneri hanno potuto gioire nel vedere il Milan giocare da grande squadra. Certo, non è ancora il bel gioco che il Presidente richiede, quello per intenderci del Milan di Ancelotti che in due anni conquistò campionato e Champions, ma fino a quando sulla panchina del Milan rimarrà Allegri, Berlusconi dovrà accontentarsi al massimo di rivedere un Milan come quello contro il Chievo.
Anche in questa partita, infatti, Allegri non ha grandi meriti, casomai per la prima volta in stagione non ha sbagliato formazione. Fuori De Jong e dentro Ambrosini. La differenza tra i due è evidentissima. Non allaltezza di vestire la maglia rossonera il primo, o quantomeno finora non lo ha dimostrato, capitano tutto cuore il secondo, un leone che non molla mai. A trarne maggior beneficio Riccardo Montolivo, più rilassato e sciolto nel ruolo di regista e bravo anche nel recuperare qualche pallone importante per far ripartire la squadra. Qualche leggerezza di troppo se la concede ancora, ma per il futuro si può sperare di aver trovato un nuovo Clarence Seedorf, il centrocampista dai piedi buoni che organizza la manovra e illumina il gioco con giocate di classe, capace di rendersi pericoloso in avanti tentando il tiro o trovando il filtrante giusto per mettere i compagni in condizione di segnare. Montolivo ha le caratteristiche ed il potenziale per essere tutto questo, sta a lui riuscire a imporsi come leader.
Tornando alle scelte di Allegri, finalmente si è rivisto dal primo minuto Bojan, misteriosamente accantonato dopo le buone prestazioni contro Parma e Zenit, che ha dimostrato di poter essere importante per questo Milan. Salta luomo con facilità creando superiorità numerica, prende falli importanti per creare occasioni e far prendere cartellini agli avversari e sa rendersi pericoloso sia da fuori, come sul gol, sia con inserimenti importanti. Non è il caso di tirare in ballo scomodi paragoni, ma questa descrizione ìricorda quella che nella prima parte della stagione 2003/2004 si faceva di un altro giovane appena arrivato al Milan. Vestiva anche lui la maglia numero 22 e quattro anni dopo ha sollevato al cielo il Pallone dOro
Giusto andarci piano con i paragoni, ma le qualità ci sono e questo è indiscutibile, quindi perché non crederci? Limportante è dare al giovane spagnolo la possibilità di crescere e migliorare dandogli fiducia. Quindi, mister Allegri, non rimettiamolo subito a scaldare la panchina.
Sorvolando sul gol subito, lennesimo su palla inattiva, croce del Milan da una decina di anni, anche la difesa è sembrata solida, non rischiando praticamente nulla contro una squadra come il Chievo, da sempre abile nelle ripartenze. Il Chievo, appunto. Forse qualcuno dirà “grazie, contro il Chievo
”, dimenticando però che questo Chievo nelle ultime 4 giornate aveva raccolto 7 punti, frutto delle vittorie contro Sampdoria in casa e Pescara in trasferta, del pareggio con la Fiorentina e della sconfitta a Napoli. Una buona vittoria dunque per il Milan, importante anche in vista dellimportantissima gara di martedì contro il Malaga, in quanto permette ai giocatori di arrivare allappuntamento di Champions carichi e convinti dei propri mezzi.
Unultima riflessione sulle parole di Galliani nellimmediato post-partita. Alla domanda se dopo questa vittoria Allegri poteva smettere di preoccuparsi, il dirigente rossonero ha risposto: “No, anzi ora Allegri deve preoccuparsi molto di più, perché stasera il Milan ha dimostrato di avere un organico in grado di lottare per qualcosa di più del terzo posto, in grado di lottare per lo scudetto, quindi noi questo ci aspettiamo”. Adriano Galliani, che da innumerevoli anni gestisce (e bene) un top team del calcio italiano, sa bene che se dopo undici giornate ti trovi a -14 dalla prima in classifica, che tra laltro è una squadra in grado di non perdere per 48 partite consecutive, le possibilità di vincere il campionato sono praticamente nulle. Ma lAD rossonero ha voluto mandare un messaggio importante: noi siamo il Milan, il nostro obiettivo è sempre il massimo risultato raggiungibile, non giochiamo mai per il terzo posto.
Poi, a fine stagione si valutano le situazioni e i fattori che non hanno portato alle vittoria, e magari ci si accontenta del terzo posto. Ma fino a quando la matematica non lo condanna, il Milan gioca per vincere.
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