Pagelle Juventus
Editoriale Milan – Senza goal non si va da nessuna parte
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12 anni agoon
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RedazionePer vincere le partite bisogna segnare un gol più dellavversario. Tutto molto chiaro e semplice. A voglia a dire che i campionati li vince la squadra che subisce meno goal, circostanza assolutamente vera, ma se poi davanti la palla non entra, cè poco da difendere. Il Milan ha segnato sette gol in sette partite di campionato. Quattro gol El Shaarawy, tre Pazzini, per di più tutti in un colpo solo. Un bottino amaro tenuto conto che a zero ci sono Bojan, Boateng, Robinho e linutilizzato per cause di forza maggiore, Pato. Ambientamento, pochi minuti, schema non adatto, infortuni. Gli alibi sono molti ma il delitto è stato comunque commesso. Il Milan non segna. Questo è il dato di fatto preoccupante e di difficile soluzione. Difficile perché il goal non è propriamente nel Dna di molti giocatori in rosa. Emanuelson può arrivare a tre in un campionato, Nocerino, a parte lanno scorso non ha mai dato segnali da bomber, Montolivo può trovare un paio di reti da lontano, De Jong difficilmente calcia vero la porta ed Ambrosini, senza i cross giusti da palla ferma, perde la sua efficacia. Andando a vedere la difesa la situazione non cambia. Se Mexes e Yepes possono trovare qualche spiraglio da calcio dangolo, gli altri non sembrano attrezzati e predisposti per poter fare male al portiere avversario. Nel deserto quasi assoluto le oasi dovrebbero essere Boateng e Pato. Il primo però, invece che ai viaggiatori, fa ombra solo a se stesso, e Pato deve ancora dimostrare di essere un giocatore su cui fare ancora affidamento. La Juve segna con tutti i suoi elementi ed ha centrocampisti che si inseriscono e difensori bravi di testa. LInter oltre agli attaccanti, può comunque contare su Cambiasso, Sneijder e Samuel, il Napoli su Hamsik, Cannavaro e Maggio. Solo esempi di giocatori che possono fare male, che possono trovare il gol sia con classe che con forza, sia con astuzia che con bravura. Il Milan non ha questi elementi, non ha la giusta cattiveria e fa fatica. Il derby è stata la conferma di un problema che può diventare una montagna difficile da scalare. Una montagna che, negli anni scorsi, era stata scalata grazie ad un capocordata chiamato Ibrahimovic.
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