Pagelle Juventus
Editoriale Milan – Una crisi senza fine
Published
12 anni agoon
By
RedazioneDoveva essere la partita della svolta, quella che avrebbe rilanciato il Milan dopo un inizio di stagione avaro (se non privo) di soddisfazioni. La svolta c’è stata, ma in negativo. I rossoneri escono con le ossa rotte dalla Rosaleda dopo non aver mostrato (ancora una volta) nemmeno una parvenza di gioco, incassando così la terza sconfitta consecutiva fra campionato e Champions League.
Ennesimo cambio di modulo, reparti sfilacciati, la solita abulia in attacco… Chi più ne ha, più ne metta. La sensazione è che la confusione non regni sovrana solo in campo, ma anche in panchina e dietro la scrivania di via Turati. La pessima situazione in cui si trova questo Diavolo scornato non ha infatti un solo colpevole; piuttosto ognuno sembra averci messo del suo: se i giocatori lasciano più che a desiderare sul rettangolo di gioco, anche l’allenatore dovrebbe rispondere delle sue scelte che più di una volta han fatto storcere il naso a stampa e tifosi, per non parlare infine della dirigenza rea di non aver allestito una squadra quantomeno competitiva.
Troppe volte in questi giorni si è celata la mancanza di gioco dietro allo scarso rendimento di Boateng, uomo chiave della manovra rossonera. Ebbene, il ghanese a Malaga si è accomodato in tribuna, ma di miglioramenti neanche l’ombra: si è cercato di sopperire alla mancanza di fantasia e di idee rinforzando la difesa e aumentando il peso in attacco, ma possiamo affermare che l’esperimento è miseramente fallito. Anche in Spagna la retroguardia ha inizialmente contenuto bene le folate offensive degli avversari, salvo crollare e farsi infilare ovunque dopo il gol di Joaquin con il rischio concreto che a fine partita il passivo potesse essere ben più amaro.
Se andiamo a spulciare le statistiche, ci accorgiamo che l’assetto difensivo testato a Malaga è l’undicesimo schieramento diverso in undici partite: ciò significa che, oltre al fatto in cui i calciatori chiamati in causa non offrono le dovute garanzie, il tecnico non sa più da che parte girarsi per porre rimedio a questa difesa colabrodo. Non parliamo poi della fase offensiva, ben poca cosa ieri sera: si è salvato il solito El Shaarawy, ma con un Pazzini così nemmeno il Faraone può combinare granché. Ogni tifoso si chiede appunto perché Allegri insista a puntare su di lui che in maglia rossonera ha dimostrato di essere solo la controfigura dello spietato bomber ammirato alla Sampdoria. Cambiano i moduli, ma non il risultato. Allegri continua a ripetere che non è questione di moduli, ma allora perché cambiarne così tanti? Che sia 4-3-1-2, 4-2-3-1 o 3-4-3 i punti in ogni caso stentano ad arrivare.
Le colpe comunque non sono da addossare solo ai giocatori e all’allenatore, ma anche (e soprattutto) alla dirigenza e alla proprietà: le cessioni illustri di Ibrahimovic e Thiago Silva sarebbero potute pesare meno se in estate ci fosse stata una strategia di mercato ben delineata e che invece è venuta inspiegabilmente a mancare con l’acquisto di calciatori per nulla funzionali al progetto (ammesso che ce ne sia uno) e utili solamente a calmare i bollenti umori della piazza. Certo è che mettendosi nei panni di Galliani e Braida non deve essere stato affatto facile operare sul mercato con i rubinetti di casa Berlusconi (a dir poco preoccupante il suo silenzio) pressoché chiusi per ordine del tanto sbandierato fair-play finanziario.
In tutta franchezza, oltre a non aver la sicurezza che un massiccio intervento nel mercato di riparazione possa cambiare le sorti del Milan, la società dovrà pensare a come giustificarsi vista la pesante aria di smobilitazione respirata a luglio e ad agosto.
You may like
Dal Newton Heath al Manchester Utd: quando i Red Devils non erano diavoli e neppure rossi
Quella volta che… Sylvester Stallone parò un rigore alla Germania
FOTO – Il Bayern vince ancora, ma a festeggiare non c’è proprio nessuno…
VIDEO – Ricordate Diego Forlan? Gioca e segna ancora, ma nella Serie B giapponese!
18 gennaio 1953, quella volta che Amadei al 90′ fece esplodere il Vomero e piangere la ‘Signora’
Storia dell’autogol: i pionieri, i più grandi “autogoleador”