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Editoriale Palermo – Gasp ha dato un’identità, ma la strada è lunga…
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12 anni agoon
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RedazioneAnche per il Palermo, come e forse più di ogni altra società, la sosta del campionato per il doppio impegno della Nazionale giunge opportuna per fare il punto della situazione. Per analizzarne i pro e i contro e stilare un sommario bilancio di questo primo scorcio di stagione.
Molte cose sono successe in casa rosanero da fine agosto in qua. Dalluragano tecnico al profondo rinnovo dirigenziale. Sono andati via Sannino e Perinetti, sono arrivati Gasperini e lo Monaco. Il presidente Zamparini, del quale affiorano i primi timidi segnali di futuro disimpegno, ha promesso a se stesso di restare zitto e buono per il prossimi sei mesi e fin qui sembra esserci riuscito.
Essere e Avere. Adesso il Palermo è una squadra ed ha un gioco. Merito di Gasperini che in poche giornate ha fatto di uneterogenea compagnia, un gruppo tecnicamente razionale. I risultati non sono stati eclatanti sul piano strettamente numerico ad esempio, Ballardini, Rossi e persino Mangia avevano impresso una sterzata più netta allatto del loro insediamento vincendo subito contro squadroni come Roma e Inter tanto più che gli avversari affrontati, tutti di bassa classifica (Cagliari, Atalanta, Pescara, Chievo) consentivano di cullare speranze più ambiziose, ma è onesto ammettere che lorganico di questanno non è al livello dei precedenti e dunque il lavoro del tecnico andrà valutato in un periodo più lungo.
Fare peggio di prima era praticamente impossibile: è opinione comune tra gli appassionati. Almeno ora la squadra nellarea avversaria ci arriva e costruisce pure udite udite un buon numero di occasioni da gol. Di Gasperini sono piaciute la capacità di stimolare un gioco più offensivo, brioso a tratti piacevole. Lintuizione di retrocedere Donati in difesa come avveniva nelle squadre degli anni 80 (ma qui non tutti sono daccordo, perché il centrocampo viene privato del suo uomo più completo e non sempre, lo si è visto, il gioco vale la candela). La propensione ad infondere coraggio ad elementi allo sbando o quasi. La sagacia tattica nel variare schemi nel corso della partita e soprattutto di affidarsi al doppio rifinitore in attacco (unico schema valido con i giocatori di cui dispone). E soprattutto la decisione nel fissare un undici titolare e ripresentarlo senza stravolgimenti ad ogni gara (poi sulla scelta dei singoli, ovviamente si può essere daccordo o no!). Hanno al contrario suscitato perplessità ricorrenti la gestione dei cambi e la rinuncia a qualche pezzo da novanta prontamente rientrata (Miccoli su tutti) o a giovani rampanti ma forse ancora acerbi (Dybala, Viola).
Passando alle note dolenti, senza voler infierire, non si può tacere la condizione atletica. Veramente preoccupante. Se si sono compromesse ben tre partite al fischio finale, il difetto è di concentrazione certo, di sfortuna se vogliamo, ma anche di preparazione carente. Mai si erano visti tanti giocatori preda dei crampi già alla metà del secondo tempo. Urge correre ai ripari ed approfittare del riposo forzato. Sul banco degli imputati sale, oltre alla (criticata) precedente direzione tecnica, anche il Centro di Medicina Sportiva lombardo al quale si è ricorso in estate e la cui importanza è stata allora enfatizzata: avrebbe monitorato, si disse, con continui test ed esami la situazione dei singoli con criteri ultramoderni per evitare incidenti ed assicurare prestazioni super anche dopo il rientro in Sicilia. Chi ne ha notato i benefici alzi la mano. Di più, se i risultati sono questi, meglio tornare ai salti sui gradoni dello stadio, stile canguro, del vecchio Zeman .
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