Pagelle Juventus
Editoriale Parma – Il destino voleva un pareggio
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11 anni agoon
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RedazioneDiciassette. Come un girone, come i risultatij utili consecutivi del Parma che da mezzo campionato non perde, e mercoledì se la vedrà contro la Juve, ultima a sconfiggerlo. Ma nel bianco c’è un po’ di nero, un po’ di malumore, perché il pareggio in casa contro il Genoa, dopo quelli contro altre piccole, Cagliari, Catania, Bologna, Chievo e’ una mezza battuta d’arresto.
Vincere nell’aperitivo della domenica voleva dire passare, almeno per un paio d’ore, Inter e Fiorentina, toccare il quarto posto del cielo, e la curva, diciamocelo, un po’ di bocca buona se l’era fatta. E il pareggio rovina un po’ piani e pranzo. Va giù storto, indigesto.
Il Parma ai punti ha collezionato più occasioni, ma il Genoa ha fatto il suo: giocato, sofferto, cercato di vincere. Meritato il pareggio.
Umori differenti alla vigilia, i gialloblù non perdono da 16 giornate, il Genoa, invece, e’ sconfitto da due. Però mercoledì al Parma toccherà la Juventus, che proprio una settimana fa ha steso, soffrendo, un ottimo Genoa, e che il 2 novembre marcò l’ultima sconfitta dei ducali
Donadoni è costretto a cambiare in mezzo al campo, con Marchionni out per squalifica, Gargano squalificato e Galloppa non ancora recuperato. Il gioco ne risente, Munari non è un regista, e costruire diventa difficile, difficilissimo, contro un avversario che ha qualità e quantità da vendere.
Troppo sciupone, come spesso accade, il Parma, che con Gobbi prima, Amauri poi, sfiora due vantaggi in cinque minuti. Ma la triangolazione conclusa dal centrocampista finisce alta, come la sfera invitante che Schelottto mette sui piedi si Carvalho, che inaugura così la sua giornata no.
Ci pensa allora il Genoa a scada oltre gli equilibri e farsi rincorrere: Konate serve Cofie che dalle spalle della difesa buca tutti, si infila e in diagonale perfora Mirante. Passano dieci secondi, e Amauri, con un’acrobazia,strappa applausi, ma non inquadra il sette.
Il Parma reagisce d’orgoglio, Cassano mette in mezze una punizione divina che rimpalla, rimpalla e rimpalla ancora, fino a quando Schelotto di sinistro non la caccia dentro. Uno pari, e’ il 31esimo, dopo dieci minuti esatti e’ di nuovo equilibrio.
Precario, perché il Parma in mezzo soffre, non c’è Marchionni, squalificato. Non c’è Gargano, infortunato. E Galloppa chissà quando sarà pronto. La palla non gira, il Genoa ci prova.
Nella ripresa parte forte il Parma, ma Munari non inquadra la porta. Poi inizia la personale lotta tra Amauri e Perin, che gli dice no anche sulla linea di porta. Non è giornata per l’italobrasiliano, che quando non trova il portiere non inquadra il sette. Non la e’ per Marco Parolo, che spreca di testa, e pure di piede. Non la è per Palladino, che dopo una deviazione di Gilardino trova il guantone di Perin nell’angolino.
Il destino voleva un pareggio, così è.
Cesare Prandelli, dalla tribuna di uno stadio che non lo ha mai i dimenticato, applaude e rende appunti. Mirante, Perin, Paletta, Antonelli, Parolo, ma soprattutto Cassano, che gli manda baci dal campo, gli osservati speciali. Chissà cosa avrà scritto sul suo taccuino…
Francesca Devincenzi
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