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Editoriale Roland Garros – Djokovic-Nadal, il meglio che c’è
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10 anni agoon
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RedazioneLo aveva detto prima di tutti: “Dovrò fare attenzione a Gulbis perché scenderà in campo senza nulla da perdere”. Novak Djokovic ha, alfine, avuto ragione perché il giocatore della Lettonia lo ha messo in difficoltà portandolo al quarto set. Gulbis perdeva terreno – e due set – quando era costretto a servire da destra (cinque doppi falli nella prima ora e mezza di gioco) e si trovava a gestire una palla morbida sul dritto, che puntualmente sparava fuori con quell’apertura che definimmo da Rapace. Il servizio verso sinistra garantiva a Djokovic un comodo vantaggio che rischiava di dilapidare nel momento clou della partita: il pendolo dell’equilibrio oscillava improvvisamente verso Ernest nel game più lungo del match (circa otto minuti), il sesto del terzo set.
Nole offriva due palle break a Gulbis che le ricusava affossando in rete un rovescio e un dritto largo: il serbo teneva il servizio ma il dispendio di energie gli si ritorceva contro nell’ottavo gioco. Il quarto set non si dimostrava all’altezza dei precedenti, Djokovic pativa come un husky il caldo secco di Parigi mentre Gulbis si massaggiava le vertebre lombari: i servizi di Novak calavano di potenza, veniva accecato da una rabbia tracimante in una racchetta sfasciata; Ernest (in onore a Hemingway, sebbene il lettone abbia confessato di non ave mai letto una sua opera) tentava di tornare in partita con un controbreak e successivo game perfetto, fatto di due ace, una seconda palla tirata a 200 orari e uno schema imprendibile per l’avversario. Ma la lotta lo stremava nella psiche, come Santiago, il pescatore de “Il vecchio e il mare” durante il combattimento con la preda.
Il Rapace cedeva all’ottavo game del quarto set: sul 30 pari commetteva il quinto doppio fallo, poi insabbiava il suo colpo migliore. Una serie di otto punti consecutivi mandava Djokovic a vincere la partita e diventare il sesto giocatore dell’era Open ad aver centrato almeno due finali di ciascuna prova Slam (prima di lui ci riuscirono Rosewall, Lendl, Agassi, Federer e Nadal). Domenica affronterà proprio il mancino di Manacor nel 42° capitolo di quest’infinita sfida: Nadal ha anestetizzato Murray nell’altra semifinale col suo dritto anomalo, tirato con una rotazione e penetrazione sensazionale. Lo scozzese ha conquistato solo tre punti in risposta alla prima di servizio dello spagnolo e non ha avuto nemmeno il piacere di affrontare una palla break; il 6-3, 6-2, 6-1 rappresenta la sua lenta e inesorabile corrosione.
Alessandro Legnazzi
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