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Editoriale Roland Garros – Sharapova, la vittoria della rinascita
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10 anni agoon
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RedazioneHa vinto Maria Sharapova, la giocatrice pronosticata da tutti dopo l’eliminazione shock di Serena Williams al primo turno di questo Roland Garros. Ha vinto Maria, la più forte, la più determinata, la più integra dal punto di vista psico-fisico. La sua avversaria, Simona Halep, è scesa in campo con la massima leggerezza, e qui non c’è alcuna allusione alla mastoplastica riduttiva eseguita dal dottor Popescu nel 2009. La romena ha giocato una partita a strappi senza mai condurre l’andatura: è stata eccelsa quando ha conquistato il secondo set al tie-break, annullando due match point alla russa. Il tennis della Halep è interessante ma migliorabile nella robustezza atletica, l’elemento che le manca per vincere queste maratone.
Le due fanciulle si son date battaglia per tre ore e due minuti (per soli 60” resiste il record del 1996 fra Steffi Graf e Arantxa Sánchez), tirando colpi a tutto braccio e latrati agghiaccianti per spingere la pallina oltre il nastro, senza esclusione di colpi. È stato un match gradevolissimo che ha messo in luce le migliori doti di Simona, una nuova protagonista del circuito femminile assieme a Eugenie Bouchard e Garbiñe Muguruza: a rendere l’incontro altamente incerto ci sono stati addirittura sedici break, nove in favore della siberiana e sette per la sconfitta. Il penultimo di questa lunga serie, avvenuto all’ottavo game del terzo set, emanava il sentore di oltranza: la Halep aveva recuperato uno svantaggio grazie all’imprecisione al servizio della bionda avversaria, due doppi falli portavano la contesa sul 4-4 fra le grida di disperazione di Masha.
Ma a chi credeva in una sua caduta, si è dovuto ricredere qualche minuto dopo quando ha conquistato (di fatto) la vittoria con due cross chirurgici, il primo a benedire l’incrocio del rettangolo di servizio alla sua sinistra, l’altro a pulire la linea di fondo campo. Una reazione di pura grinta, carattere, animus pugnandi, forza di volontà… di tutto! Sharapova è stata irresistibile, ruggiva come una leonessa intenta a difendere i propri cuccioli sotto pericolo, inframezzando qua e là un pugnetto di carica aggraziato da un braccialettino in oro. Infine vengono i campioni e i festeggiamenti, le lacrime di gioia, le scalate delle tribune e i tweet fugaci dentro la borsetta, appena prima di ricevere dalle mani fatate di Chris Evert il quinto Slam da alzare al cielo di Parigi.
Alessandro Legnazzi.
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