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Editoriale Wimbledon – Bartoli, la campionessa dormiente
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11 anni agoon
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RedazioneWimbledon è lo slam che più di tutti riesce a esternare le emozioni di chi riesce ad alzare il trofeo e di chi arriva secondo. Succede anche in unedizione che non verrà ricordata come tra le più sfavillanti perché nella finale rosa non scendono in campo una numero uno o presunta ex: Marion Bartoli, tennista francese allenata psicologicamente da Amélie Mauresmo (lei si che è stata in cima al seed), e Sabine Lisicki, tedesca allenata dallex capitano di Fed Cup, Barbara Rittner. Le accomuna il fatto di essere neofite in una vittoria di slam giacchè Marion perse nel 2007 la sua unica finale contro Venus Williams e Sabine non si è mai issata oltre il quarto turno di US e Australian Open.
Per il valore residuo che di questi tempi possiede la cronaca, mi limito a dire che il debutto sul grande palcoscenico ha indotto le robuste ragazze allerrore tantè che nei due games dapertura si rilevano un break e contro-break. Poi il monologo della tennista francese capace di infilare altri cinque giochi consecutivi e portarsi a casa il primo set grazie ad una Lisicki irriconoscibile e con un servizio lontano parente dellarma letale che fu. La tedesca è sulla buona strada ma per diventare degna erede di Steffi Graf – come pronosticavo in un recente intervento – deve migliorare tantissimo; una prima lezione emotiva lha avuta oggi (Sovrastata dalla situazione ha biascicato a fine gara in una valle di lacrime), il resto va fatto sul lancio di palla nel servizio da sinistra.
Il secondo set è una fotocopia del primo non fosse per la grossolana sbavatura sul 5-1 che riporta in gara Sabine, ma lillusione dura poco in quanto Marion Bartoli vince Wimbledon con un ace poco dopo (la terza francese a riuscirci dopo la divina Suzanne Lenglen e la sua mental coach sopra menzionata). È deleterio cercare per ore e ore la concentrazione rinchiusi in uno spogliatoio quando poi un angelo di nome Amélie ti fa capire che puoi impiegare quel tempo fra le braccia di Morfeo: mettendo in seconda fila la figura del padre-allenatore, così è nata una campionessa dormiente.
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