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Editoriale Wimbledon – Roger, non compiere quel passo
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11 anni agoon
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RedazioneQualche giorno fa Martina Navratilova ammoniva: Gli uomini dovrebbero giocare gli slam al meglio dei tre set come fanno le donne: in questo modo i montepremi diventerebbero paritari fra Atp e Wta. Al netto della dichiarazione della nove volte vincitrice di Wimbledon questa risoluzione alleterno problema del prize money non è delle più raffinate. Vedendo poi giocare Roger Federer e vendendolo perdere al secondo turno contro un distinto ucraino, vien voglia di darle ragione: che sia introdotta questa stipulazione in modo da allungare le carriere dei migliori giocatori del mondo, meno ore di gioco sulle gambe e un pizzico in più di divertimento assicurato.
E le televisioni che sborsano vagonate di soldi per garantire una copertura totale della giornata? A tale quesito alzo le mani in segno di resa consapevole del fatto che il cambiamento non è mai una cosa trasversale. Siamo aficionados e siamo un esercito, per questo non vorremmo mai che la carriera di una leggenda federerista finisca per mano di Stakhovsky: lucraino va lodato per come ha disputato la partita perfetta sul Central Court, cose che capitano al massimo una volta nella vita, e la sua faccia stupita dopo aver udito le parole sussurrate dallo svizzero hanno fermato il cuore di parecchi amanti dellancien tennis.
Si ritirerà? Nessuno è eterno nello sport e per ragioni anagrafiche le sconfitte inizieranno a farsi sempre più numerose sul groppone di Federer; verranno altri giovani che, giocando un tennis pallettato (lanti-tennis, consentitemi), correranno dieci volte più forte dellelvetico. Continuare perché ci si diverte non sempre rende giusta la verità poiché aumenta il pericolo di macchiare una fra le più memorabili carriere. Sempre che non si decida di uniformare i regolamenti dei circuiti.
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