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Iacopo La Rocca e Dante Mircoli, storie da Roma Caput Mundi
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10 anni agoon
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RedazioneIl successo del Western Sydney Wanderers nella Champions League asiatica 2014 è un evento storico per almeno due buoni motivi. Innanzitutto perché, per la prima volta, un club australiano conquista la massima competizione asiatica da quando, nel 2006, la Football Federation Australia aderì alla Asian Football Confederation. E poi perché Iacopo La Rocca diventa il secondo giocatore italiano a vincere la “Champions” in un continente extraeuropeo. Proprio così: il difensore romano classe 1984, in forza al Western Sydney Wanderers dal 2012 dopo un’oscura militanza con le maglie, tra le altre, di Pro Vercelli, Bellinzona e Grasshoppers, non è il primo nostro rappresentante a laurearsi campione continentale fuori dall’Europa. Prima di La Rocca, era riuscito nell’impresa Dante Mircoli, centrocampista classe 1947, pure lui romano ma emigrato da bambino in Argentina, che, nel 1972, guidò il fortissimo Independiente alla vittoria della Coppa Libertadores, la massima rassegna per club del Sudamerica. Iacopo La Rocca e Dante Mircoli, due onesti mestieranti del pallone che il destino ha condotto a successi memorabili.
Sicuramente più carica di allori la storia calcistica di Marcello Lippi, che, dopo aver raccolto glorie in ogni angolo di Italia, d’Europa e del mondo, decise di rimettersi in gioco dalla Cina, sulla panchina del Guangzhou Evergrande, guidandolo, lo scorso anno, al trionfo nella Champions League asiatica, giusto per non smentire la propria fama di conquistador. Un precursore? Forse sì, forse no. A voler sottilizzare, il primo allenatore italiano a vincere il più prestigioso titolo continentale al di fuori dell’Europa era stato Humberto Maschio, tecnico dell’Independiente campeón della Coppa Libertadores nel 1973, nato in Argentina ma successivamente naturalizzato italiano, tanto da difendere la maglia azzurra al Mondiale di Cile ’62.
Onesti pedatori e tecnici leggendari, c’è spazio per tutti nell’immenso carosello del pallone, dove l’Italia che vince non passa mai di moda.
Luca Gandini
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