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Il punto sulla Champions: la ‘Caporetto’ inglese e il trionfo di Allegri
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10 anni agoon
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RedazioneGli ottavi di finale di Champions sono appena andati in archivio, non senza qualche sorpresa. Le magnifiche otto d’Europa sono infatti tre spagnole (Real e Atletico Madrid, Barcellona), due francesi (PSG e Monaco), un’italiana (Juventus), una tedesca (Bayern Monaco) e una portoghese (Porto). Innanzitutto balza agli occhi l’assenza di squadre inglesi (come già successo nel 2012/13) e la presenza di ben due compagini transalpine e di una portoghese.
Questo fatto ci consiglia una piccola riflessione: l’anno scorso, in occasione dell’eliminazione ai gironi della Juventus di Conte, molti autorevoli personaggi (ad esempio Fabio Capello), avevano sostenuto che la cattiva performance delle squadra campione d’Italia nella massima competizione europea era da attribuire il fatto che il nostro campionato fosse poco allenante, citando come esempio positivo le squadre inglesi, che nel loro campionato giocano sempre a ritmi elevatissimi senza mai risparmiarsi. Quest’anno invece, questa tesi è stata clamorosamente smentita: la Juventus ha annichilito il Borussia Dortmund, club che per tutta la gestione Klopp ha sempre imposto il suo gioco fatto di pressing feroce e verticalizzazioni, mentre le inglesi hanno subito tre autentiche lezioni di calcio dalle loro avversarie: passi per il Barcellona, club che assieme al Bayern e ai rivali del Real è il grande favorito per la vittoria finale, che ha annichilito il Manchester City; ma Chelsea e Arsenal sono state eliminate da Paris Saint Germain e Monaco, cioè due compagini che giocano in un campionato ancora più scadente (e di conseguenza poco allenante) della nostra declinante Serie A. I Blues sono stati addirittura impotenti nel doppio confronto contro gli uomini di Blanc, mentre l’Arsenal, all’andata ha ricevuto una vera e propria lezione di calcio dai modesti monegaschi.
In definitiva, quest’edizione di Champions League ci ha insegnato che la condizione fisica, il saper giocare a ritmi elevati non sono tutto nel calcio: per fare bene nelle competizioni europee contano anche sagacia tattica, capacità di gestire i momenti topici e anche un sano briciolo di fortuna.
Francesco Scabar
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