Pagelle Napoli
L’unico vero, grande Mago della panchina…
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9 anni agoon
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RedazioneNato il 10 aprile 1910 a Buenos Aires, ci ha lasciato quasi 20 anni fa, il 9 novembre 1997 a Venezia. Un muro posto nel cimitero di S. Michele in Isola di Venezia, è ora il suo campo di gioco. Una storia lunga quella di questo muro e delle difficoltà per far si che diventasse la sua tomba rivolta verso il sole e con la vista sul mare. Difficoltà come quelle che Helenio Herrera ha dovuto affrontare nella sua vita prima di poter esultare per i suoi trionfi. Un’infanzia difficile, un percorso quasi zingaresco in giro per il mondo, l’approdo in Spagna e poi, fortunatamente per i tifosi nerazzurri, in terra italica. Allenatore per vocazione, inventore di un nuovo ruolo, di un nuovo modo di comunicare, di porsi verso mass media e giocatori. Un rivoluzionario partito dall’Argentina e giunto sui campi di calcio di tutta Europa e nei cuori degli amanti del gioco del pallone. Nella sua carriera ha allenato le Nazionali di Francia, Spagna ed Italia. Ha guidato Atletico Madrid, Barcellona, Inter e Roma tra le altre.
Ha vinto ovunque lasciando il suo nome impresso nella storia. Helenio e la Grande Inter. Un connubio indissolubile. Un Mago che ha trasformato una squadra rendendola la più forte del mondo. Taca la Bala. Come lui “tacava” la vita esponendosi con il suo fare istrionico ma nello stesso tempo profondo. I suoi occhi piccoli, il suo parlare una lingua del mondo misto di spagnolo, francese ed italiano. Il suo essere duro, cupo ed a volte presuntuoso che si scontrava con il suo essere acuto, pungente e divertente, doti esaltate anche quando diventò commentatore sportivo. Sette Scudetti, due Coppe Campioni, due Coppe Intercontinentali. Un palmares da grandissimo che non basta però per spiegare il perché questo uomo sia rimasto immortale. Lui si considerava il più grande ed i suoi giocatori con lui. Siete i più forti, nessuno è come voi. Questo ripeteva loro e questo li rendeva migliori. Psicologia applicata al calcio. Ora lo fanno tutti. Lui fu il primo. Fu uno dei segreti delle sue vittorie. Si racconta che nella sua camera era scritta questa massima: “Las cosas dificiles exigen tiempo, las cosas imposibles exigen mas tiempo”. Lui ci credeva e con lui la moglie Fiora Gandolfi. La tomba al sole ed affacciata sul mare stava diventando un miraggio, sembrava impossibile, lei ci ha creduto, ha lottato ed ha vinto. Doveva andare così, ci voleva solo più tempo.
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