Editoriale Inter – Si torna sul mercato, ma la personalità non si compra

La partita di Empoli è stata una doccia gelata per le ambizioni dell’Inter e le aspettative dei tifosi, che si aspettavano una squadra vaccinata dalle paure instillate nella gestione passata. Il lungo assedio subito nella ripresa da una formazione che sta lottando con le unghie e con i denti per la salvezza ha inferto un duro colpo al morale della truppa di Roberto Mancini, ripiombata ancora in quel vuoto di personalità da cui credeva essere uscita dopo le partite positive contro Juventus e Genoa.

Travolta dal gioco veloce e organizzato dell’undici di Sarri, l’Inter presa dal panico ha buttato via palloni su palloni, sfilacciandosi tra i reparti, incapace di reagire alla costante iniziativa degli avversari. Mai come al Castellani si è notata la mancanza di un leader in grado di prendere per mano la squadra. O almeno, un leader c’è, ma purtroppo o per fortuna per il Mancio è in porta e non in mezzo al campo: Handanovic ha salvato il risultato almeno quattro volte, evitando la sconfitta.

Ma non basta. Al giro di boa con appena 26 punti conquistati, l’Inter non può permettersi di perdere terreno contro le piccole se vuole vincere la “scommessa” che Thohir ha fatto con Mancini: Champions o cessioni e inevitabile declassamento a giugno, considerati i milioni da pagare per Shaqiri e la minaccia del Fair Play finanziario.

All’evidente problema mentale si sommano gli infortuni e le lacune tecniche: il ko di Ranocchia, seppur non grave, costringe Ausilio a interrogarsi sull’effettiva tenuta del reparto difensivo con tre competizioni da affrontare. E poi la cronica mancanza di un regista, di un uomo d’ordine che detti i tempi della squadra: Thiago Motta o Suarez potrebbero arrivare entro fine gennaio. Ma la personalità non si può comprare e questa squadra ne sembra drammaticamente priva.