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Editoriale – Chelsea, che gran lavoro Di Matteo!
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12 anni agoon
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RedazioneStadio San Paolo, andata degli ottavi di finale di Champions League tra Napoli e Chelsea. All’ottantunesimo minuto Ashley Cole compie un miracolo salvando un tiro a botta sicura di Christian Maggio, che avrebbe regalato il 4-1 ai padroni di casa e molto probabilmente il passaggio del turno.
Un momento di fondamentale importanza nella storia della compagine londinese, che poi nella massima competizione europea finirà per eliminare il Napoli con una rocambolesca rimonta nel secondo match, sconfiggere con mille patemi il Benfica, sorprendere il Barcellona anche grazie a un catenaccio di quelli che avrebbero fatto la gioia di Nereo Rocco e spezzare il cuore a mezza Baviera nella pazza finale dell’Allianz Arena contro il Bayern Monaco.
È proprio strano il calcio. Nell’anno più difficile della sua gestione, il patron Roman Abramovich si è ritrovato ad alzare al cielo la coppa delle grandi orecchie, che dopo una sequela di tentativi falliti per lui era ormai diventata una vera ossessione. Anche merito di un giovane allenatore italiano, quel Roberto Di Matteo, ex bandiera in campo dei Blues, che a Napoli sedeva in panchina, ma solo come secondo di André Villas-Boas. Pochi giorni dopo il tracollo all’ombra del Vesuvio il sopravvalutato allenatore portoghese, macchiatosi di troppi errori per meritare ancora la fiducia di Abramovich, ha ricevuto il benservito. Di Matteo (che pure i maligni volevano molto inviso allo spogliatoio) ha messo a posto la difesa e puntato tutto sulle coppe, vincendo sia la Champions League che la FA Cup. Pazienza se in campionato il sesto posto finale è stato il peggior risultato in dieci anni.
La nuova avventura dei Blues in Europa si apre all’insegna dell’ottimismo, nonostante la figuraccia in Super Coppa contro l’Atletico Madrid del castigatore Falcao. Il girone di qualificazione (Juventus, ma anche i mediocri danesi del Nordsjælland e l’incognita Shaktar Donetz) non è proibitivo. A differenza dei bianconeri, che dopo una serie di buoni acquisti a centrocampo hanno dovuto ripiegare sull’ordinary player Niklas Bendtner in attacco, il Chelsea ha rinforzato la squadra con un paio di campioni. Perso Didier Drogba, volato in Cina ma ora dato addirittura come possibile ‘colpo’ invernale della Juventus, lo shopping compulsivo di Abramovich ha ringiovanito di parecchio la rosa dei Blues. Pazienza se il saldo tra cessioni e acquisti fa registrare un passivo di un’ottantina di milioni di euro, da quando è divenuta una potenza assoluta sul mercato anche il Paris St Germain sembra che Michel Platini si curi di meno rispetto a una volta delle spese folli del club londinese.
Il top player locuzione inglese adorata dalla stampa nostrana allo Stamford Bridge si è materializzato nelle fattezze di Eden Hazard, talentuoso belga che ha subito avuto un grande impatto in termini di assist e giocate scoppiettanti. L’ex Lille ha già assaggiato le carezze dei difensori della Premier, senza però scomporsi troppo, visto che in Francia era abituato a prendere calcioni a destra e a manca.
Devono ancora essere impiegati con continuità i vari Marko Marin, Victor Moses e lo spagnolo dal cognome impronunciabile Cesar Azpilicueta, sebbene il ruolo dovrebbe essere quello di riserve di lusso. Diverso il discorso per Oscar. La stellina brasiliana ammirata alle recenti olimpiadi ha palesato qualche difficoltà ad adattarsi al gioco molto fisico del campionato inglese e deve ancora incastonarsi al meglio nel 4-2-3-1 impiegato dal tecnico italiano. Ma il ventunenne fantasista prelevato dall’Internacional di Porto Alegre è di quei giocatori che possono spostare gli equilibri e sul cui futuro dorato saremmo pronti a scommettere parecchi euro.
La forza del Chelsea attuale sta soprattutto nella sapiente gestione dei ‘veterani’ da parte di Di Matteo altra differenza fondamentale rispetto a Villas-Boas. Oltre a spremere le ultime stille di classe da John Terry, Peter Cech e Frank Lampard, Di Matteo sta rivitalizzando Fernando Torres. Mister 50 milioni di sterline ha ripreso a segnare con continuità. Merito degli schemi dei nuovi Blues, più attenti alla fase difensiva (sebbene ancora alla prese con le amnesie occasionali di David Luiz) ma al contempo preoccupati di costruire trame offensive efficaci. Per capirci, i Blues versione 2012-13 sono più veloci e spettacolari di quelli di mourinhana memoria, che però potevano contare su un Didier Drogba devastante e su un Terry più giovane e meno acciaccato.
L’ultimo e unico precedente tra Chelsea e Juventus risale alla Champions League 2008-09. E non è proprio un dolce ricordo per i bianconeri. L’1-0 allo Stamford Bridge e il 2-2 a Torino valse l’eliminazione al team allora allenato da Claudio Ranieri (predecessore di Mourinho alla guida dei Blues). Protagonisti sia all’andata che al ritorno Drogba ed Essien. Due pezzi di storia della compagine del West End londinesi che ora sono migrati altrove. Ma i ‘reduci’ e le nuove leve hanno ancora fame di successi. Come testimoniano gli assegni staccati da Abramovich.
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