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ESCLUSIVA – Filo Diretto con… Giacomo Crosa: “Torres al Milan deve dimostrare ciò che era. Il nostro è un campionato di stelle cadenti”
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10 anni agoon
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RedazioneCalcissimo.com ha raggiunto in esclusiva Giacomo Crosa per un’analisi sul mercato di quest’estate delle big italiane e sullo stato di salute della nostra serie A.
Buongiorno signor Crosa, cominciamo dall’ultimo grande acquisto di questo calciomercato: Fernando Torres. Basterà a risolvere il problemi del Milan?
“Il Milan inizia questo campionato come una grande incognita. Ha intrapreso una strada imperniata sul marchio di Filippo Inzaghi e sulla sua capacità di costruire un gruppo vincente. Per quanto riguarda Torres, il suo è un nome di prestigio, da ballerino di prima fila, ma resta da verificare se il suo nome corrisponde al suo passato. Non mi pare infatti che nelle ultime stagioni si sia dimostrato un crack. Ora deve dimostrare ciò che era. Resta il fatto che se il Chelsea molla Fernando Torres un motivo c’è. E del resto il nostro è sempre più un campionato di stelle cadenti“.
Crede quindi che la Juventus possa avere lo stesso problema? Ossia che possa avere difficoltà a chiudere per Falcao, Lavezzi o chi verrà scelto come nuovo attaccante?
“La situazione del nostro calcio è questa. Per problemi di soldi o altro, i giocatori nel pieno del proprio vigore qui non vengono. Anche la Juve si sta confrontando con questa realtà. Credo però che a Torino che sia cambiata la cornice del quadro, ma che la sostanza sia sempre la stessa e che la Juve mantenga intatta la sua forza“.
Non si aspetta nessun colpaccio dell’ultima ora, come ad esempio avvenne con Ibrahimovic al Milan nel 2010?
“Credo non ci siano i presupposti. Da tempo le trattative dell’ultima ora non sono quelle che fanno la differenza. D’altra parte il fatto che sia partito un peana per la conferma di Cuadrado alla Fiorentina dà il senso della debolezza del nostro calcio“.
E qualcuno potrebbe lasciare l’Italia? Per esempio giocatori come Vidal o Cerci…
“Fossi Cerci resterei in Italia, magari lasciando il Torino, ma senza andare all’estero. Bisogna però capire quali siano la mentalità e le motivazioni di un atleta. C’è chi punta sull’ambizione e sulla gloria, chi dà più importanza ai soldi e magari va a giocare in Cina o a Dubai. Penso però che sia normale che un giocatore di talento a un certo punto voglia fare un salto di qualità e capire se può giocare per vincere la Champions piuttosto che lottare per il sesto posto. Ma poi capita di trasferirsi in un grande club e trovare un compagno che dice di non sapere chi tu sia. E in un caso del genere, fossi stato io, a Robben probabilmente avrei dato un cazzottone in faccia” (il riferimento è a Benatia, mai nominato, ndr).
Un’ultima domanda: qual è la sua personale griglia di partenza per il campionato che riparte oggi?
“Quando inizia un campionato tutti sono sulla stessa linea. I campionati non sono mai gli stessi, anche perché cambiano gli interpreti. La Juve ha qualche incognita per le tante novità, ma il mio augurio è che questa serie A non venga vinta con 102 punti. Non si può vincere un campionato serio con un tale distacco, che nella passata stagione ha dimostrato la debolezza sconfortante del calcio italiano. Quest’anno spero ci sia più competitività e uno scudetto che venga assegnato magari a 70-75 punti. E un campionato in cui perdere qualsiasi partita possa essere considerato quasi normale“.
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