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Quella volta che… La Juve giocò sulla terra battuta
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8 anni agoon
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RedazioneSettembre 1971, trentaduesimi di finale di Coppa Uefa. La Juventus scopre la terra battuta. Eh sì, perché il campo dei maltesi del Marsa ricorda più una strada sterrata di montagna che il terreno di gioco di un impianto dedicato al calcio. La Juventus scopre la dimensione dilettantistica di un calcio lontano anni luce dal professionismo e dai riflettori, lontano anni luce dal calcio italiano.
Una dimensione affascinante, genuina, semplice. Simile a quella che ancora oggi esiste in alcuni stadi dell’entroterra siciliano. Un’atmosfera d’altri tempi, che riporta al calcio pionieristico dei primi del ‘900: un rettangolo di gioco insolitamente marrone anziché verde, sabbia e pietre, secco e arido come e più d’un deserto; niente panchine a bordo campo, i sostituti accovacciati poco oltre la linea del fallo laterale; caldo torrido, tifo appassionato.
Per la cronaca il match, mai in discussione e senza storia dal principio, vide i bianconeri di Vycpalek dilagare 6-0 con un Haller mattatore. Per i maltesi fu una festa, il risultato era un dettaglio insignificante in una giornata speciale, che nessuno mai avrebbe più dimenticato.
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