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VIDEO – I 50 anni di Schillaci, splendido simbolo dell’estate più bella della storia del calcio italiano
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10 anni agoon
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RedazioneSalvatore Schillaci compie 50 anni. E inevitabilmente la memoria corre a Italia ’90, a un’estate spensierata e piena di speranze nel pieno dell’anno più bello del calcio italiano (tutte le big dell’epoca vinsero almeno un titolo: il Napoli lo scudetto, l’Inter la Supercoppa Italiana, la Juventus Coppa Italia e Coppa Uefa in una finale tutta italiana contro la Fiorentina, il Milan Coppa dei Campioni e Intercontinentale, la Sampdoria la Coppa delle Coppe).
Azeglio Vicini scelse i suoi 22 con una rappresentanza bianconera particolarmente povera rispetto agli standard: solo tre convocati, peraltro non titolari, Tacconi, De Agostini e appunto Schillaci, quinta punta alle spalle del totem Vialli, di Carnevale, Aldo Serena e Mancini.
Ma il ragazzo che era partito dalla sua Sicilia dalla C2 (campionato in cui esordì nella stagione immediatamente successiva al Mundial del 1982), un passo alla volta si era conquistato la Juventus, dove all’esordio in serie A aveva segnato subito 15 gol, di gran lunga capocannoniere davanti al rampante Casiraghi e alla grande delusione Zavarov.
I Mondiali furono il suo abito perfetto, la sua collocazione ideale. Totò divenne il simbolo dell’Italia operaia che scommette il tutto per tutto e che ce la fa. Ogni pallone transitasse dalle sue parti finiva in rete. E con i suoi occhioni sbarrati anche lui sembrava stupefatto, come l’intero Paese che era ai suoi piedi. Fino ai rigori contro l’Argentina, che non lo videro protagonista. E infatti il sogno finì di schianto.
A Mondiale finito, quando Pizzul smise di raccontare le sue vicende e Bennato-Nannini smisero di cantare “Un’estate italiana“, la sua favola si fece sempre più declinante: cinque gol alla Juve nell’anno successivo, poi sei. Quindi il poco fortunato passaggio all’Inter di Bagnoli, uno scudetto in rimonta solo sognato, poi l’addio per andare in Giappone, e legarsi solo parzialmente ai nerazzurri che nella storia più hanno rischiato la serie B, quelli del 1994.
Ma la consapevolezza di essere diventato un simbolo, un’icona di fine ‘900 di un intero popolo. Che ancora adesso se pensa all’estate del 1990, una delle più belle della sua storia, ha una voce nelle orecchie, una canzone in testa e davanti agli occhi un’espressione spiritata, quella di Totò, splendido cinquantenne.
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