Pazza Inter
Lo Strillo di Borzillo: bilanci e bilancini
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3 anni agoon
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RedazioneVisto che adesso sì, adesso è finito il campionato, finita la stagione, si riparte per una nuova avventura, è tempo di tracciare un bilancio della rosa, dei dirigenti, dell’allenatore. Tra il (poco) serio e il (molto) faceto. Resta inteso che i giudizi sono personali e opinabili, ognuno la pensa come meglio gli aggrada.
Handanovic: gioie e dolori, ottime partite accanto a prestazioni incolori. In futuro chioccia di Onana, il titolare non sarà più lui. Imprevedibile. 6,5
Radu: una presenza, un disastro. Spiace. 4
Skriniar: la roccia, il bronzo di Ziar nad Hronom, Slovacchia. Inossidabile. 8
D’Ambrosio: da clonare. 7
Darmian: salvato dalle sgrinfie dello United si conferma come tuttofare. Adattabile. 7
De Vrij: passo indietro rispetto alle stagioni precedenti, non offre più certezze assolute. Regredito. 6
Ranocchia: Grazie e auguri Andrea. Uomo spogliatoio. Soprattutto Uomo. 7,5
Bastoni: frenato da qualche infortunio di troppo, rendimento sotto la passata stagione. Limitato. 6,5
Dimarco: qualche balbettio, molte certezze, impegno costante. Futuribile. 7
Dumfries: non era facile: doveva capire il calcio italiano, sostituire Hakimi, cantare e portare la croce. Arriva a tutto. Sorpresa. 7
Barella: stanco, nonostante tutto qualche gol e tanti assist. Imprescindibile. 7
Brozovic: senza Marcelo è notte fonda. Insostituibile. 8
Calhanoglu: una lunga serie di su e giù, finisce comunque in crescendo: pedina importante con maggior consapevolezza di sé stesso. Giovanotto. 7
Gagliardini: io non mi incazzo con Gaglio, lui è questo. L’idea di molti è che Roberto sia una sorta di Gerrard o Lampard: no, è Gagliardini. Con tutti i suoi limiti. E i suoi pregi, la voglia di dare sempre il massimo. Si applica. 6
Vidal: addio. Ma per sempre proprio. Vada pure in Brasile, in Cile, in Argentina, dove meglio crede. Basta che vada. Poco utile. 4
Vecino. Il peggiore per distacco. Chiamato in causa senza risposta. Come sono lontani i tempi in cui la prendeva lui. Tanti infortuni, vero, ma in campo il fantasma di sé stesso. Peccato lasciarsi così, è ora di fare le valigie. 3,5
Sanchez: i campioni sono così. Raggi di sole, pochissimi, accanto a zone d’ombra, assai. Non manca l’impegno né la professionalità, glielo riconosco: è semplicemente meno fresco di un recente passato. Buona fortuna. 6
Correa: voluto da Simone Inzaghi, chiesto e richiesto, fa poco o nulla per farsi voler bene. Anche lui martoriato dagli infortuni però, ragazzo mio, lascia il fioretto e prendi lo spadone. Per ballare sulle punte, al Meazza, devi essere Ronaldo, quello vero. Incompiuto. 5
Dzeko: prima parte di stagione impressionante, gol a raffica e lavoro per la squadra. Tanto da non far rimpiangere l’ex centravanti tifoso di molte squadre. Poi, all’improvviso, il buio. Non può e non deve giocare cinquanta partite a stagione. 6
Lautaro: vero, non segna per oltre due mesi. Ma corre sempre, per tutto e per tutti, dopodiché torna a metterla, fa reparto da solo, si sbatte come un ossesso. Interista. 8
Perisic: numero uno. Corsa, classe, assist, cross, gol, difesa, ripartenza. La sua miglior stagione da professionista. Rinnoverà? Non lo so, spero. L’offerta della Società è congrua, dimostri lui il suo attaccamento. Enorme. 8,5
Simone Inzaghi: paga l’inesperienza, paga la cocciutaggine del mono modulo anche nel periodo peggiore, quando forse sarebbe bastato qualche piccolo accorgimento. La squadra gioca un gran calcio, niente da dire. Si riparte da lui, senza se e senza ma. Con un anno di esperienza in più sulle spalle, con la conoscenza dei suoi, con la consapevolezza di poter puntare al bersaglio grosso. 7
Dirigenza: ha fatto bene col poco passato dal convento. Però, dal mio punto di vista, gennaio doveva essere trattato diversamente: era evidente la necessità di completare la rosa, non è stato fatto. Nove per il mercato passato, cinque per quello di riparazione. 7
Proprietà: capisco il risanamento, se non cala il debito la Società non la vendi mai. Capisco tutto, perché non dimentico cosa eravamo quando Suning ci ha comprato. Adesso però urge una riflessione: questi tifosi, il popolo nerazzurro, non merita di vivacchiare. Quindi si faccia il possibile per continuare a restare competitivi. Che non significa vendere due pezzi pregiati ogni estate senza reinvestire, aspettando il miracolo di Marotta, Ausilio e soci. 4,5
Gabriele Borzillo