Pazza Inter
Lo strillo di Borzillo – Cosa resta oggi di Torino?
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3 anni agoon
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RedazioneSe poi vogliamo raccontarci che vincere a Torino, casa Juventus, è qualcosa di tutti i giorni beh, facciamolo pure. Tanto noi tifosi nerazzurri, indistintamente, sappiamo come da domani ci sarà da soffrire e impegnarsi ben oltre la soglia del dolore mostrata fino a oggi. Quei tre punti, benedetti loro e anche il modo in cui sono arrivati, potrebbero davvero essere le fondamenta sulle quali costruire il castello del tricolore. Perché questo è ciò che si aspetta il popolo del cielo e della notte. Non tanto il tricolore in sé, ormai sappiamo benissimo che non dipende più esclusivamente dalla nostra volontà perché se quelli davanti vincono tutto il restante c’è poco da fare ma, quanto meno, la voglia di provare a vincerlo. Oggi leggo e ascolto molti opinionisti raccontare di un’Inter stra favorita a inizio torneo, e chi c’è più forte dell’invincibile armata nerazzurra? Poi vai a prendere qualche titolo dell’epoca e il concetto, semplicemente, si limitava a un dovrà faticare per entrare tra le prime quattro. Oh, non è invenzione, basta leggere. Comunque, poiché nessuno è armato di sfera magica in grado di predire il futuro ci sta l’errore sul lungo termine, basta poi non cambiare completamente bandiera. L’Inter è agganciata con le unghie e con i denti al treno che porta alla seconda stella e il successo contro una concorrente diretta, per di più a casa sua, mi auguro possa rendere i ragazzi di Simone Inzaghi più consapevoli delle proprie capacità e possibilità. Possa, in sostanza, liberare garretti e, soprattutto, testa dei giocatori, i veri attori principali della contesa. Perché Simone nostro potrà anche sbagliare qualche mossa, continuo a ripetere con ostinazione quanto Inzaghi junior sia giovane e inesperto – a chi mi ribatte si ma Mou alla sua età aveva vinto la Champions rispondo che di Mou ne nasce uno ogni tanto e punto – e va lasciato crescere, pazientando anche se di tanto in tanto ti girano gli zebedei più delle pale di un elicottero, poi però in campo non ci va Inzaghi junior, ci vanno fior di professionisti i quali, tra una pausa e l’altra, devono essere in grado di capire i vari momenti della partita e, soprattutto, devono capire di essere i campioni d’Italia in carica non per grazia ricevuta. Torino come svolta, Torino come luogo dal quale ricominciare quel cammino interrotto, forse per un calo fisico, dopo Natale. Perché il calo fisico ci sta, tutte le squadre hanno attraversato un momento complicato ma, a me pare, oltre al fisico il problema sta nella testa di chi va in campo. Anche il fatto di non segnare o segnare poco non agevola la tranquillità, la contezza di sapere inconsciamente che comunque vada, là davanti, hai qualcuno che la butta dentro fa tutta la differenza di questo mondo.
Torino per compattarsi, per tornare a remare tutti nella stessa direzione, non che chissà cosa sia capitato di misterioso nello spogliatoio nerazzurro ma, anche in chi sa già che a fine stagione lascerà Appiano, vorrei vedere quella grinta, quella cattiveria agonistica, quella voglia di lottare su ogni palla come se non ci fosse un domani ogni tanto, per così dire, non dico assente o non pervenuta ma pervenuta male sì, lo dico.
Torino ci è stata offerta stile rampa di lancio dagli dei del pallone, stavolta è successo, stavolta ci hanno scelti: vediamo di non sprecare il gentile omaggio, la strada è lunga e le possibilità immutate. Senza paure, senza remore, senza tremori alle gambe.
Alla prossima.