Pazza Inter
Lo strillo di Borzillo – Senza frizzi e lazzi
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3 anni agoon
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RedazioneIo, sinceramente, tutta questa settimana di passione che qualcuno racconta non l’ho proprio notata. Anzi, a ben vedere ho chiaro e nitido il ricordo di un derby perso malamente per colpe proprie e non certo per meriti altrui: fino al minuto settantatré la mia memoria, mica troppo labile, riesce a pescare dai cassetti una parata stile fotografatemi su tiro dalla distanza di Tonali, nulla d’altro e, da parte nostra, una lunga serie di occasioni letteralmente buttate nel cesso, via non rende bene. Una squadra tanto bella quanto, purtroppo, infruttuosa. Perché questo è il limite maggiore dell’Inter: non capitalizzare la mole di lavoro svolta, gettando letteralmente alle ortiche situazioni altrimenti utili a chiudere, con sostanzioso anticipo, le partite. Stracittadina a parte, non è che il quarto di finale di coppa Italia abbia presentato una squadra tanto differente: partenza a razzo, gol traversa, paratissima di Rui Patricio, altra occasione buttata. Tutto nel breve volgere di quindi dicansi quindici minuti. Con la Roma a fare da spettatrice, incapace di creare una sola azione degna di questo nome. Una, mica due. Poi, all’improvviso, i nerazzurri cominciano a palleggiare, magari pensano già al Napoli decidendo di rallentare: e, non appena l’attenzione è calata, il gioco si è fatto controllato o almeno Brozo e compagni hanno deciso di provarci, i giallorossi hanno rimesso il capino fuori dalla loro metà campo rischiando in un paio di circostanze il pareggio. Lì ci ha pensato Samir, che qualcosina da farsi perdonare ce l’aveva, a togliere la famose castagne dal fuoco (le caldarroste sono clamorose ma, non c’entra un emerito lazzo di niente però mi andava di dirlo, mi sembra costino un filo troppo, giusto un filo neh…). Senza stare a calarci nel i panni degli psicologi sportivi, sembra alquanto chiaro di come sia evidente l’accostamento tra rallentamento del gioco e disattenzione qua e là: roba non grave, sia chiaro, però stai giocando in serie A e si presuppone contro professionisti capaci, in grado di punire anche un respiro sbagliato. Poi Sanchez ha pensato bene di rimettere le cose al loro posto così, dopo il raddoppio, l’Inter non ha rischiato nulla. Ecco perché continuo a pensare all’inutilità del giro palla: non siamo costruiti per quello, non siamo quel genere di calcio. Siamo capaci, altroché, di giocare correndo, a folate, entusiasmando i tifosi: questo sappiamo fare, questo è il calcio che Simone nostro predilige. Ora, ci sta una fase di relativa tranquillità nella quale raccogliere le forze per la volatona finale, quindi comprendo perfettamente talune situazioni. Purtroppo, però, il calendario senza senso, quello sfalsato e sfasato, ci ha messo di fronte una lunga serie di impegni complicatissimi che dobbiamo dimostrare di saper gestire. L’Inter ha tutte le prerogative per farlo. L’Inter ha tutte le attitudini per continuare la marcia verso il ventesimo, seconda stella che vorrei cucire sul petto insieme al tricolore. Quindi a Napoli si va col massimo rispetto, sapendo di incontrare un’avversaria potenzialmente alla tua altezza. Ma l’Inter, quella che un po’ tutti conosciamo, può tranquillamente dire la sua. Senza amministrare, senza pippe mentali, senza speculare sul golletto nel caso di trovarlo per primi. Continuare a giocare deve essere il mantra. Da qui alla fine.
Alla prossima.
Gabriele Borzillo