Pazza Inter
Lo strillo di Borzillo – Un passo alla volta
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3 anni agoon
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RedazioneCerchiamo di tenere il capino concentrato e le idee belle chiare: c’è l’Empoli, che non sarà il Liverpool, nemmeno il Real Madrid, a memoria affrontate nel giro di qualche mese e con le quali manco abbiamo sfigurato – poi ciascuno ha il proprio punto di vista e chi siamo noi per confutarlo – però, giusto per buttarci dalla piattaforma di dieci metri tornando a ieri, a qualche anno fa più correttamente, ci ha reso vita e destini calcistici difficoltosi. Ancora ricordo quel due a uno affannoso e affannato col quale centrammo il quarto posto, l’ultimo utile per la Champions, con una serie di spaventi come difficilmente rammento in una partita di pallone. E poco importa se non ci saranno Manè, Salah, chivoletevoi: ci sono sempre Di Francesco e Pinamonti che, presi sottogamba, possono trasformarsi in un incubo.
E non vale nemmeno eehhhh ma mercoledì c’è la coppa Italia: non, non provateci neanche per cortesia. Lo so, è difficile, facciamo pure complicato anzi, facciamo anche complicatissimo: lo scivolone di Bologna, inatteso e per molti aspetti allucinante, subire due gol con un tiro in porta non è da tutti, diciamocelo pure, ha dato origine a un nuovo campionato, proprio quello che mai avremmo voluto vedere e seguire. Però, intanto, questo è. E non serve martellarsi le palle, incazzarsi, ululare. No, non serve a una vera cippa: piuttosto c’è da cercare di vincere qualunque sfida il calendario assurdo – sempre complimenti a chi lo ha stilato, un vero capolavoro, prodotto di studi che fisica nucleare spostati… – ci propini senza differenziazioni. Andreazzoli è persona e allenatore degnissimo, non verrà a Milano in gita di piacere, aggiungo giustamente: lo sport è questo, quello vero almeno. Quello che noi definiamo professionistico, nonché professionale. Visto che recriminare serve praticamente a zero l’unica cosa da fare è scendere in campo con la grinta e la cattiveria necessarie, quelle di Udine ad esempio: dominio del gioco, aggressione e pressing, segnare presto senza farsi cogliere, dopo un eventuale gol, dall’ondata di narcisismo che spesso ha colpito i nostri giovanotti.
Guarda come siamo bravi, guarda come siamo belli, guarda come ci riesce tutto, guarda come entriamo in porta col pallone. Poi, magari, ti distrai un attimo, subisci gol al primo tentativo avversario e rimani col cerino in mano alla ricerca di un raddoppio che, passando i minuti, diventa sempre più chimera e così diventi ansiogeno, ragioni poco e male, la lucidità se ne va a quel paese e tutto il bello, bravo, fantastico si trasforma inopinatamente in un mucchietto di polvere della quale non te ne fai nulla. Stasera non esiste risultato diverso dal successo, da quei tre punticini che consentirebbero ai nerazzurri di sorpassare il Milan lassù, in cima. E questa cosa, soprattutto se per un paio di giorni le televisioni continueranno a mandare in onda la classifica in attesa di Verona-Milan, potrebbe innervosire chi ci precede, caricandolo di responsabilità. Oddio, non è che quando il Milan è stato chiamato a partite importanti abbia snobbato l’impegno, collezionando figure di guano. No, non mi pare proprio. Questo non deve interessarci: a noi deve interessare esclusivamente metterci in saccoccia i tre punti senza stare a pensare troppo. Lo dico e lo ripeto: mancano tre partite, nove miseri punti a volte possono diventare, senza motivo, novanta, novecento, novemila.
Cerchiamo di fare il nostro. Dopodiché attenderemo: incrociando le dita.
Alla prossima.
Gabriele Borzillo