Pazza Inter
MAMMA LI NERAZZURRI!!!
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3 anni agoon
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RedazioneChe Inter, ‘azzarola che squadra quella vista a Roma, quasi quasi uno pensa troppo bella per essere vera. Invece no, invece è proprio quella roba lì: Simone Inzaghi sta, poco alla volta, plasmando un gruppo forte, a tratti addirittura esaltante, nel quale ciascuno sa esattamente come e dove collocarsi, nel quale anche l’ultima delle riserve, qualche brontolio di pancia c’è sempre perfino nelle migliori famiglie figuriamoci in uno spogliatoio di calcio, si sente coinvolto tanto da offrire rendimenti non dico pari ma quasi, se non a volte addirittura migliori, dei presunti titolarissimi. Perché, inutile raccontarsi balle, i titolarissimi ci sono, eccome. E chi dice il contrario racconta sacrosante bugie, il politically correct in certi casi è deleterio.
L’Inter estiva veniva disegnata come un club allo sbando totale, una sorta di luogo in cui non si sapeva se, a fine giornata, la tavola sarebbe stata apparecchiata per pranzo e cena o se, forse, solo in occasione di una delle due per non dire nemmeno una. Tutti con la valigia in mano, vogliosi di raggiungere nuove destinazioni abbandonando la nave lasciata in primis dal capitano dello scudetto, magari troppo precipitosamente. Ora, al netto di una cessione che andava necessariamente effettuata, l’altra non era stata calcolata in casa nerazzurra. Come ricordato più volte dall’Amministratore Delegato Beppe Marotta, non sto a polemizzare su conclusioni senza senso tratte al momento della sua firma da parte di qualche tifoso del cielo e della notte perché non è il caso ma da dire e da scrivere ne ce sarebbe, eccome se ce ne sarebbe, l’altra si è presentata allorché l’ex centravanti ha iniziato a tempestare di telefonate la dirigenza: diamine, l’aveva chiamato il club per cui tifava fin da bambino, mica pizza e fichi. Proponendogli quindici milioni a stagione, mica pizza e fichi. Vabbè, questo appartiene al passato ma mi piace ricordarlo spesso e, nella fattispecie, pure volentieri. La maglietta nerazzurra non è un passatempo, baciarla ha un senso, sventolarla su una bandierina nel bel mezzo del campo anche. Per il resto ripassare, azioni e reazioni già belle che dimenticate, grazie e addio. Sicché Beppe nostro ha cercato di spuntare quanto più possibile dalle tasche del magnate proprietario di quella squadra, dal momento che margini di trattativa con l’ex centravanti non ce n’erano. Bilancio sistemato i nostri si sono gettati sul mercato, sondando possibili occasioni e parametri zero. Coraggiosamente, di coraggio bisogna parlare e di capacità nel discernere che serve sempre, soprattutto in un mondo come quello pallonaro, ad allenare è stato chiamato un giovanotto, Simone Inzaghi ha quarantasei anni, prima esperienza alla guida di un club dove l’imperativo è vincere o cercare di farlo, la Lazio è una grande Società ma con obbiettivi dichiarati diversi e differenti da quelli nerazzurri. Simone è arrivato, impossessandosi gradualmente di Appiano Gentile, senza urli e strepiti, senza confrontarsi con chi lo ha preceduto. Oggi il tecnico è pedina ritenuta imprescindibile dalla dirigenza, tanto che si parla già di un rinnovo fino al 2025 che, di fatto, consegnerà le chiavi della Pinetina all’allenatore piacentino.
Stasera ennesimo banco di prova: c’è Madrid, c’è il Real. Perché, in Champions, arrivare primi o secondi nel girone fa tutta la differenza del mondo.
Gabriele Borzillo