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Carra…Armato Rossonero: ormai è guerra civile rossonera, ma non è giusto che paghi solo Gattuso!
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6 anni agoon
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RedazioneMancano solo 3 partite alla fine della stagione, una stagione tra le più travagliate della storia del nostro amato Milan, iniziata con un cambio di proprietà, passata da esclusioni e riammissioni dalle coppe europee, dalle fughe da Milano di Bonucci e Higuain, dalle faide interne tra dirigenti e allenatore, segnata da comportamenti poco professionali e scene raccapriccianti da parte dei giocatori.
Nel calderone c’è proprio di tutto eppure nonostante ciò in una maniera o in un’altra il sogno di qualificarsi alla prossima Champions League, che porterebbe ossigeno alle casse societarie oltre che blasone sportivo, non è ancora definitivamente accantonato. Il fatto però di avere ancora il maggiore obbiettivo stagionale a portata di mano, non deve far passare in secondo piano le guerre intestine che si stanno svolgendo tra Milanello e Casa Milan, dove Gattuso seppur con molte colpe soprattutto a livello tecnico, è stato preso come unico capo espiatorio e come male assoluto di questa squadra, cercando di far passare dirigenti e giocatori come verginelle immacolate, ma la realtà dei fatti dice ben altro, cominciando dal Signor Leonardo e dalla sua guerra personale con l’allenatore.
Sì perchè di guerra si tratta, un conflitto nato da quando il brasiliano passo dalla scrivania al campo, dove prese il posto di Ancelotti sulla panchina rossonera, Rino molto legato a Carletto pensando che Leo avesse fatto le scarpe al tecnico di Reggiolo, partì prevenuto verso Leonardo e quel derby famoso delle ciabatte di Seedorf che costò un umiliazione solenne al Milan, fece aumentare l’antipatia reciproca tra i due che vissero quella stagione sopportandosi a stento da separati in casa. Il passaggio all’Inter di Leonardo e i beceri cori in curva contro il brasiliano di Rino, per festeggiare il diciottesimo scudetto hanno segnato la frattura insanabile che sta costando probabilmente la stagione al Milan.
Che Leonardo volesse mandare via Gattuso già a Luglio è noto a tutti, ma ha dovuto desistere nel suo intento per mancanza di alternative valide in quel momento e soprattutto per evitare i tumulti di una piazza già sul piede di guerra per il suo ritorno in rossonero dopo il tradimento di qualche anno fa mai dimenticato dalla curva rossonera, che ha fatto di tutto per ricordarglielo con striscioni e scritte fuori dalla sede di Via Aldo Rossi. La squadra parte col freno a mano tirato e con alti e bassi e l’allenatore si accorge presto di essere senza nessun appoggio della società che si preoccupa di aprire bocca solo dopo la nefasta notte di Atene affibbiando a dei “flauti” la colpa dell’eliminazione dall’Europa League. Si passa poi al caso Higuain che era venuto mal volentieri a Milano e a cui era stato promesso il sicuro riscatto l’anno successivo.
Dopo Milan Juve la dirigenza comunica al bomber argentino cambiando le carte in tavola, che il riscatto sarebbe avvenuto solo in caso di qualificazione Champions scatenando le ire del Pipita, lasciando a Gattuso la patata bollente di gestire un giocatore in partenza, demotivato e ingombrante. A gennaio si passa all’equivoco Paquetà che è stato imposto da Leonardo che ha investito ben 35 milioni in fair play finanziario, contro la volontà dell’allenatore che nel suo 4 3 3 avrebbe preferito un esterno d’attacco e non un trequartista di difficile collocazione nel suo schema.
Un dirigente dovrebbe acquistare giocatori consoni allo schema di squadra più che a proprio gusto, perchè se così non fosse devi mandare via l’allenatore seno poi i conti non tornano. Peccato che sia più comodo non metterci la faccia, perchè se avesse mandato via Gattuso per un altro allenatore e il subentrante avesse fallito il quarto posto Rino sarebbe passato come martire e il brasiliano come incapace, molto più comodo invece tenersi un parafulmine col destino già segnato a fine stagione. Il destino di Gattuso è sempre stato chiaro ovvero sarebbe stato mandato via anche in caso di quarto posto e di vittoria in Coppa Italia e dopo il derby lo ha comunicato all’interessato e fatto trapelare ad alcuni giocatori della squadra delegittimando in pratica l’allenatore.
Prima della partita con la Sampdoria Gattuso e Leonardo hanno litigato proprio sull’impiego del brasiliano che Gattuso ha puntualmente messo in panchina a Genova dicendo prima della partita che avrebbe detto tutto tra un paio di mesi. Dopo la sconfitta la società ha imposto un cambio di modulo con l’Udinese con Paquetà dietro due punte solo che dopo 39 minuti il brasiliano si infortuna e con la Juventus si torna al 4 3 3 ma oramai la nave ha imbarcato acqua da tutte le parti. Dopo il pareggio di Parma Gattuso chiede di portare in ritiro la squadra, vedendo comportamenti poco professionali e poca intensità negli allenamenti, ma Leonardo si oppone fermamente idem dopo la sconfitta di Torino.
Dieci giorni fa dopo la debacle contro i granata, decidono di restare insieme a patto che Gattuso sia libero nelle sue scelte e la società parli alla squadra che oramai ha perso la bussola tra liti in panchina, maglie avversarie esposte, serate in discoteca e allenamenti all’acqua di rose. Gazidis prende in mano la situazione ma le sue parole si perdono nel vento senza risultati visto che Bakayoko si presenta il giorno successivo a fine allenamento causa benzina della macchina finita.
Finalmente si decide per il ritiro punitivo purtroppo la lite tra Gattuso e il centrocampista francese sono la punta di un Iceberg ormai troppo grosso e vicino per non rischiare di fare la fine del Titanic. La mia speranza è che per 270 minuti si mettano da parte personalismi, egoismi e lotte intestine, mettendo al primo posto come unico motivo il MILAN.
Il mio tanto caro vecchio saggio sosteneva che “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, in questa stagione i colpevoli meritevoli di essere lapidati sono molti e non soltanto uno come vogliono farci credere. In tutto questo processo però ci sono anche degli innocenti, che sono i tifosi del Milan. Quarantasette milioni di innocenti nel mondo e quasi un milione che hanno popolato San Siro con il loro amore viscerale verso la squadra e i propri colori, loro si che potrebbero scagliarle quelle pietre dopo sette anni di scempio tecnico e societario. Questi tifosi meriterebbero una società, un tecnico e dei giocatori da Milan, quello vero non la pallida e squallida copia che stiamo vedendo in queste nefaste stagioni.
Firmato Il Milanologo
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