Il presidente dellla Figc, Giancarlo Abeteè intervenuto a margine della Giunta Coni odierna, in riferimento alla possibilita’ di rivedere le sanzioni per discriminazione territoriale. Una richiesta che arriva dalla Lega Serie A e damministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, il quale, dopo la squalifica di San Siro che costringera’ i rossoneri a giocare a porte chiuse la gara con l’Udinese del 19 ottobre, a causa dei cori discriminatori dei tifosi nei confronti dei napoletani durante Juve-Milan di domenica sera, ieri ha detto: “Capisco il razzismo, ma la norma sulla discriminazione territoriale va abolita”.
“Ho parlato con Galliani e con Beretta ieri – ha dichiarato Abete – il quadro normativo e’ internazionale, la norma italiana ha recepito quella che era la normativa prevista dalla Uefa. Siamo all’interno di un contesto internazionale, che prevede una diversa modalita’ di contrasto nei confronti di situazioni di discriminazione. Il quadro normativo e’ delineato, non e’ frutto di una autonoma decisione della Federazione. Il problema delle norme e del contrasto ai fenomeni di discriminazione – ha proseguito il presidente della Figc – e’ un problema che si e’ manifestato a prescindere della discriminazione territoriale. Poi la ratio della norma Uefa e’ quella di salvaguardare la dignita’ della persona umana”. Secondo Galliani pero’, la discriminazione territoriale non esiste in Europa: “C’e’ una linea di indirizzo della Uefa – ha precisato Abete – che tende a tutelare comunque la dignita’ della persona umana. Cambiare le norme in corsa? L’unico soggetto in grado di fare riflessioni e’ il Consiglio Federale, ma l’indirizzo strategico e’ stato individuato congiuntamente da tutte le componenti” ha concluso Abete
“Che sia utile, opportuna e doverosa, una riflessione sulle modalita’ applicative mi sembra un fatto fisiologico, naturale. Perche’ e’ evidente che in relazione alle situazioni che intervengono, e’ giusto fare una riflessione sulle applicazioni”. E’ il parere del presidente della Figc, Giancarlo Abete, intervenuto a margine della Giunta Coni odierna, in riferimento alla possibilita’ di rivedere le sanzioni per discriminazione territoriale. Una richiesta che arriva dalla Lega Serie A e dall’ad del Milan, Adriano Galliani, il quale, dopo la squalifica di San Siro che costringera’ i rossoneri a giocare a porte chiuse la gara con l’Udinese del 19 ottobre, a causa dei cori discriminatori dei tifosi nei confronti dei napoletani durante Juve-Milan di domenica sera, ieri ha detto: “Capisco il razzismo, ma la norma sulla discriminazione territoriale va abolita”. “Ho parlato con Galliani e con Beretta ieri – ha risposto Abete – il quadro normativo e’ internazionale, la norma italiana ha recepito quella che era la normativa prevista dalla Uefa. Siamo all’interno di un contesto internazionale, che prevede una diversa modalita’ di contrasto nei confronti di situazioni di discriminazione. Il quadro normativo e’ delineato, non e’ frutto di una autonoma decisione della Federazione”. Prendendo spunto dai tanti casi di razzismo di questo inizio di stagione che hanno comportato la chiusura di diverse curve, il numero uno Figc spiega che “il problema delle norme e del contrasto ai fenomeni di discriminazione e’ un problema che si e’ manifestato a prescindere della discriminazione territoriale. Poi la ratio della norma Uefa e’ quella di salvaguardare la dignita’ della persona umana”. econdo Galliani pero’, la discriminazione territoriale non esiste in Europa: “C’e’ una linea di indirizzo della Uefa – ha precisato Abete – che tende a tutelare comunque la dignita’ della persona umana”. Proprio a questo riguardo, Abete fa riferimento all’ultima sanzione inflitta dalla Uefa alla Lazio di giocare un turno a porte chiuse dopo i cori contro i polacchi intonati dai laziali in Lazio-Legia Varsavia: “Anche le decisioni assunte per Lazio-Legia – ricorda il numero uno federale – sono collegate a delle frasi che non avevano una logica discriminatoria in quanto tale. Pero’ quello che voglio far notare e’ che la discriminazione territoriale nel nostro codice di giustizia e’ presente da tantissimo tempo, cio’ che determina attenzione e’ il fatto che e’ cambiata la gradualita’ delle norme. Cambiarle in corsa? L’unico soggetto in grado di fare riflessioni e’ il Consiglio Federale, ma l’indirizzo strategico e’ stato individuato congiuntamente da tutte le componenti”.