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Auguri a…19 agosto: Sergio Brio
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3 anni agoon
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RedazioneGrande, grosso, tatticamente irreprensibile. E, a volte, un po’ spigoloso, quel tanto che bastava per far capire agli avversari di che pasta era fatto. Sergio Brio era così, tanto possente quanto ligio al dovere, tanto umile quanto spigliato e schietto con i compagni.
In carriera ha vinto tutto, legando indissolubilmente la sua storia calcistica a quella della Vecchia Signora: alla Juventus approdò già nel 1975, dopo aver esordito l’anno prima con la squadra della sua città, il Lecce. Appena arrivato a Torino, Brio fu subito girato in prestito alla Pistoiese, dove rimase per tre stagioni maturando esperienza nelle serie minori.
Quindi il ritorno tra le fila bianconere e l’inizio di una storia vincente, fatta di quasi 400 partite e 24 gol complessivi. Era uno stopper coi fiocchi, Sergio Brio, uno di quelli che tutti gli allenatori avrebbero voluto avere ai propri ordini. “Trapattoni ordinava e io eseguivo. Con la massima concentrazione, un compito e quello restava per tutta la partita. Facevo il muratore in una squadra di architetti” amava dire di se stesso, con l’umiltà che -da sempre- lo contraddistingue.
Memorabili i suoi duelli con il giallorosso Pruzzo nel corso degli anni ’80, quando -allora come oggi- Roma e Juve si giocavano lo scudetto un anno sì e l’altro pure. E la differenza, in più occasioni, l’ha fatta proprio quella difesa blindata da Zoff e puntellata dai vari Scirea, Cabrini Gentile e proprio lui, Sergio Brio, leader silenzioso di una delle squadre più vincenti della storia del calcio nostrano.
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