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Blog Premier – AFC Wimbledon, un nuovo modello alla faccia del calcio moderno
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12 anni agoon
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RedazioneQuando nel 2003 il proprietario dellallora Wimbledon decise di spostare la squadra verso la più fiorente Milton Keynes, città dormitorio creata negli anni 60 per accompagnare lo sviluppo demografico di Londra, i tifosi avrebbero potuto indignarsi per un periodo più o meno lungo e poi accettare il fatto di essere una nullità contro lo strapotere politico ed economico del mondo del calcio, come succede nel resto del mondo. Invece, quei tifosi non si sono piegati allidea di vedere la propria squadra traslocare dalla periferia sud-est di Londra alla contea di Buckinghamshire e cambiare addirittura il proprio nome, da Wimbledon Football Club a Milton Keynes Dons, meglio conosciuto come MK Dons; quei tifosi, raggruppatisi in un gruppo indipendente, hanno deciso di auto-tassarsi e mettere insieme i fondi necessari alla creazione di una nuova squadra, chiamata poi AFC Wimbledon, radicata alla comunità dalla quale il Club storico era stato espiantato e battezzata quindi con il nome dellarea urbana da cui era stata inopinatamente strappata per puri motivi economici.
Oggi quella squadra, nata senza pretese e da allora gestita in maniera autofinanziata dai tifosi stessi, è tornata nel calcio professionistico dopo appena dieci anni dalla formazione, centrando ben cinque promozioni nelle prime nove stagioni. Quella squadra nata più per testardaggine che per ambizione è ora detentrice dellinvidiabile record di 78 partite consecutive senza sconfitte, un primato assoluto a livello inglese ed è, ovviamente, lunica squadra creata nel ventunesimo secolo ad essere entrata nel calcio professionistico.
Il modello AFC Wimbledon, provvisoriamente nominato Phoenix Club al momento della creazione, rappresenta oggi ladattamento inglese ad un modo di fare molto comune soprattutto in Spagna, dove Club come il Barcellona sono tenuti in piedi da tifosi-azionisti che versano ogni hanno una tassa contributiva alla stabilità finanziaria del Club stesso; la differenza, più che sostanziale, risiede nel fatto che il piccolo AFC Wimbledon non dispone certo dei capitali messi in campo dai soci del Club catalano, soprattutto quelli che aspirano alla presidenza e posso tranquillamente promettere lingaggio di una manciata di superstar mondiali per accaparrarsi i voti degli altri sostenitori.
Il piccolo AFC Wimbledon, nato per volere di una comunità che non voleva vedere la propria squadra spostarsi a novanta kilometri dalla sua sede storica, rischia quindi di diventare una variabile non prevista nel rigido sistema calcistico europeo, sempre più dominato da poteri politici ed economici; un progetto come quello del nuovo Wimbledon, nato per volontà dei tifosi e portato avanti finanziariamente dai sostenitori stessi, rappresenta la ricetta più semplice per rimettere i tifosi stessi al centro del mondo calcistico, ora che vengono sempre più allontanati dai costi spesso proibitivi di abbonamenti e biglietti, dagli orari più disparati in cui le partite vengono programmate e da restrizioni sempre più rigide tanto allinterno quanto allesterno dello stadio.
Naturalmente si ha tendenza a ricordare solo i momenti in cui frange di tifosi si rendono protagonisti di comportamenti violenti, criminali e completamente idioti ma si tende anche a dimenticare che, senza la cornice di uno stadio allegramente rumoroso, una partita di calcio assomiglierebbe un po troppo ad una pantomima dal sapore ridicolo. Non credo di sbagliare quando dico che uno stadio colorato, rumoroso e partecipe debba essere preservato, limitando le restrizione solo laddove esista un grave problema di sicurezza: episodi come le tragedie di Hillsborough o dellHeysel devono insegnarci a non commettere errori fatali in futuro ma non devono mai servire come scusa per trasformare uno stadio in una cattedrale dalla quale vietare bandiere, tamburi e striscioni, unici utensili in mano ai tifosi per dimostrare la propria partecipazione ai successi e ai fallimenti del proprio Club del cuore.
Un Club come questo AFC Wimbledon potrebbe quindi restituire il calcio al proprio ruolo ancestrale di catalizzatore sociale, centro nevralgico di una comunità urbana sempre più individualista e timorosa del mondo esterno, oltre che liberare il Club dalla dipendenza economica legata ad un investitore singolo o ad unoligarchia di uomini facoltosi, che fanno di una squadra di calcio il proprio capriccio settimanale. Il fato, sempre pronto a metterci lo zampino, ha deciso che AFC Wimbledon e MK Dons dovessero incontrarsi nel prossimo turno di FA Cup, mettendo quindi di fronte le due anime contrapposte di quello che un tempo fu il glorioso, antipatico ma unico Wimbledon Football Club.