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Eroe tra due epoche

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Eroe tra due epoche

Eroe tra due epoche

Eroe tra due epoche: Klinsmann ricorda Inter, derby, Maradona e la svolta della sua vita, il passaggio dallo Stoccarda al calcio italiano.

Uno degli attaccanti più forti a livello globale tra gli anni Ottanta e Novanta, il perno di una Germania che trionfò ai Mondiali del ’90 e a Euro ’96, ma anche dell’Inter dei “tre tedeschi”. Parliamo di Jurgen Klinsmann, ospite di TMW Radio e di Storie di Calcio. Dove il classe ’64 ha raccontato la sua carriera, iniziata in patria a Stoccarda, per poi proseguire a Milano sponda nerazzurra, dove ha giocato dal 1989 al 1992, portando a casa una Supercoppa Italiana e una Coppa UEFA.

Eroe tra due epoche
Db Genova 29/02/2012 – amichevole / Italia-Usa / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Jurgen Klinsmann

“Il momento più importante della mia vita è stato il trasferimento dallo Stoccarda all’Inter – ha ammesso -. Venendo da un altro Paese, con un’altra cultura, a Milano ho dovuto imparare un altro modo di vivere e di prendere le persone come sono. Ho dovuto capire la cultura italiana, un modo nuovo di pensare. E’ stato il passo più importante della mia vita. Poi sono andato al Monaco con Wenger, poi in Premier e poi di nuovo in Germania. E sono finito più avanti in America. Ma il passo dalla Germania all’Italia è stato il momento più importante della mia vita”.

Il calcio romantico

E su quel periodo milanese ha raccontato: “Era un calcio romantico quello. C’erano i tre olandesi al Milan, all’Inter eravamo tre tedeschi, ma poi c’erano Careca, Maradona, diversi stranieri che hanno reso il campionato molto divertente. Era il campionato più forte al mondo. Noi e gli olandesi? Ci siamo dati tante botte (ride, ndr).

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Siamo rimasti amici alla fine, ma al derby era incredibile. Viverlo era una cosa incredibile, aveva un valore enorme. Erano eccezionali. Sono molto amico di Gullit ma Van Basten è stato un fenomeno. Era un attaccante completo. Se non finiva la carriera per il problema alla caviglia non so dove sarebbe arrivato. Non era Maradona, però in quel periodo è stato il miglior 9 al mondo. In Italia comunque ho incontrato Vierchowood, il difensore più difficile da affrontare. Era davvero tosto”. Mentre su Maradona ha ammesso:

“La finale di Italia ’90 contro la sua Argentina? Il fallo su Rudi Voeller si può discutere, ma ce n’era uno prima (ride, ndr). Per me è stato più di un giocatore, un artista. Giocammo contro all’Inter, ma anche quando ero allo Stoccarda. E’ stato un fenomeno, ma anche un bravo ragazzo. Era una persona perbene che voleva fare una vita normale ma non ha potuto farla perché era Maradona. E per quello poi ha preso la strada sbagliata. Ma per me era un ragazzo d’oro, l’ho incontrato dopo in giro per il mondo e gli ho voluto tanto bene”.

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