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Guardiola e Ancelotti, 2 filosofie opposte e i loro limiti
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7 mesi agoon
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RedazioneDi Andrea Verde
Mercoledì sera abbiamo assistito ad una partita meravigliosa, ad una partita dai grandi contenuti. Ieri si sono sfidate due filosofie di pensiero opposte: il calcio posizionale di Guardiola e il calcio relazionale di Ancelotti.
Il principio cardine del primo è: i giocatori si muovono in funzione dello spazio. La palla deve passare per delle ‘mattonelle’, i giocatori devono occupare quelle mattonelle, coi tempi giusti.
Il principio cardine del secondo è: i giocatori si muovono in funzione della palla. È una squadra che non ha quel palleggio ‘codificato’, strutturato, come il Barcellona, il City. È una squadra che punta a condensare in delle zone di campo tanti giocatori e palleggiare nello stretto per poi trovare la profondità (quindi la verticalità immediata), oppure l’ampiezza. Detto con altre parole, si crea superiorità posizionale (più uomini rispetto all’avversario) in una zona di campo (tendenzialmente sulle fasce), per poi procedere in verticale o cambiare campo sul lato scoperto. Oppure passare palla nella zona centrale rimasta scoperta anch’essa.L’obiettivo è esaltare le qualità tecniche e di velocità dei giocatori.
Guardiola parte dalla struttura, che fa da base alle azioni della squadra. Ancelotti parte dai giocatori, le cui connessioni devono essere funzionali a far emergere le qualità singole.
Ieri secondo me entrambe queste filosofie si sono inceppate.
Ieri il City meritava di passare. Ha collezionato 2.73 XG (fonte: Fbref.com). Questi però derivano da tanti tiri da fuori, la maggior parte poco pericolosi. Da dei tiri respinti (12 in particolare). Le vere occasioni nei primi ‘90 sono state la traversa di Haaland (minuto ‘18), il gol e il tiro in area di De Bruyne (minuto ‘81). Quindi nonostante il numero di gol previsti alto, credo che il City non sia stato davvero così pericoloso. Quel dato è la somma di tanti ‘piccoli’ tiri.
Il City ha fatto fatica. Si è trovato di fronte un blocco difensivo che nel corso della gara è arretrato sempre di più. L’arma che inizialmente funzionava, l’inserimento di Akanjida dietro, è stato letto con efficacia col passare dei minuti. Il City ha fatto fatica a trovare quella che è la sua arma principale: lo spazio. Tant’è che il gol viene da uno spunto sull’esterno di Doku e in maniera piuttosto fortunata. So che il City ha tirato tanto e i dati dicono che meritasse di segnare, però ciò non toglie che alcune cose non hanno funzionato e che reiterare certe dinamiche non ha portato a molto.
La riflessione è questa: ha senso essere così integralisti, far muovere i giocatori solo in funzione degli spazi, se di spazi non ce ne è? Non avrebbe più senso cercare, in alcune situazioni, maggiormente il pallone, quindi far condensare un numero maggiore di giocatori in una zona di modo da creare superiorità numerica?
Credo che ieri il City sia stato poco flessibile. Ha mantenuto un’idea, ha creduto fino in fondo a quest’idea, ma non ha esaltato tutti i suoi giocatori. Haaland è stato il grande assente. Haaland ieri ha più pallone persi (14) che passaggi completati (11). Viste le sue difficoltà, forse si sarebbe potuto provare a giocare un po’ meno sullo spazio, un po’ più sui giocatori, tra cui sullo stesso Haaland, rimasto fuori dal gioco. Anche la volontà di giocare negli ultimi 30 metri, sempre e comunque, non so se sia stata la scelta giusta. Si poteva provare a tornare indietro, attirare il Madrid per allargare le maglie, e attaccare poi qualche spazio in più.
Dall’altra, anche il Real Madrid ha fallito secondo me. Il Real Madrid è una squadra che, di media, fa possesso palla, vuole dominare. Il Real, in teoria, ha delle idee di gioco, delle strategie offensive. Tolti i primi 20 minuti non si è visto quasi nulla. Ieri non ha fatto costruzione alta, ha solo fatto qualche ripartenza. Il City non le ha fatto vedere il pallone. É andato in difficoltà, si è abbassato troppo e ha rischiato tanto. Io non credo che il piano gara fosse quello che abbiamo visto.
Ieri il Madrid ha fatto il 32% di possesso palla. Ha tirato in totale 8 volte. Ha tenuto un baricentro bassissimo. Nel secondo tempo è stato inesistente in fase di possesso. Troppo poco per il talento a disposizione.
Passando invece alla fase difensiva, il Real ha fatto una buona partita, generosa. Ma se unisco questo al fatto che credo che il City avrebbe potuto fare meglio, fare qualcosa di diverso per essere più efficace, al fatto che comunque qualcosa hai concesso, non penso che questo modo di giocare sia sostenibile alla lunga.
È una prestazione carente perché difensivamente ti è andata bene e offensivamente sei andato in enorme difficoltà.
E il dubbio mi sorge: ha senso dare così tanta libertà ai giocatori nei posizionamenti, se questo ti porta poi a non avere sufficienti doti di palleggio contro una squadra così intensa, aggressiva e brava col pallone?
Riassumendo, da una parte c’è una filosofia integralista che ieri è stata limitante per la squadra perché, nel momento in cui spazi non ce n’erano, occasioni nette e pulite hai fatto fatica a crearle. Dall’altra, affascinante l’idea di lasciare che siano i giocatori, per certi versi, a creare la struttura, se di struttura si può parlare; interessante dare spazio alla scelta e all’interpretazione in maniera così ampia; però, se quando affronti squadre strutturate (ieri il City, ma prima ancora il Lipsia) meriti di uscire, qualche dubbio sorge sull’effettiva sostenibilità di un calcio di questo tipo.
Forse, fanno bene i nuovi allenatori, come Motta, De Rossi, Amorim (Sporting Lisbona), Michel (Girona), allenatori che fanno un mix di queste filosofie, forse questo è il futuro.