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L’Inferno in terra di un ex Red Devil
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2 anni agoon
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RedazioneLa discesa agli Inferi di un ex Diavolo Rosso: quella di Roy Carroll, vittima di alcol e depressione…
Un drink dopo l’altro
Archiviata l’esperienza allo United, Roy Carroll si trasferisce al West Ham, ma un brutto infortunio alla schiena lo fa sprofondare nel baratro della depressione, spingendolo a bere per sfuggire ai suoi demoni:
A giugno saranno dieci anni che non bevo. Ma era diventata un’abitudine, una routine. Può succedere a chiunque sia depresso e abbia disponibilità di alcol a casa. E a un certo punto non vuoi altro che farti un paio di birre. Poi va sempre peggio. Ogni giorno sono sempre di più e diventi dipendente. Non mi era mai successo prima di avere un infortunio grave e quindi mi sentivo come se stessi cadendo sempre di più in un buco. Era un qualcosa a cui non ero mentalmente preparato… Ero in una stanza buia e bevevo, fuori non avevo nessuno che mi aiutasse. Nessuno sapeva nulla, perché non ne parlavo mai. Tutti pensavano che fossi la persona più felice del mondo, mentre invece andavo a casa, chiudevo la porta, sbattevo la testa al muro, bevevo qualcosa e cercavo di dimenticare. L’importante per me era liberarmi dalla depressione e ci vogliono parecchi drink per farlo. Ma poi il giorno dopo stavo peggio e quindi tornavo a bere. È una cosa che non funziona… Sono andato a disintossicarmi perché me l’hanno chiesto altre persone: mia moglie, il mio procuratore e i miei amici… Ma io non ci vedevo nulla di strano o di sbagliato, quello era il mio problema.
Rinascita
Dopo anni trascorsi ad affogare nell’alcol la propria insoddisfazione, Carroll capisce che non può più continuare così e decide di mettere da parte la bottiglia per riappropriarsi della sua vita:
Quando ero sotto contratto con una squadra facevo sempre in modo di non bere il giorno prima di una partita. Ma poi, quando ho smesso di giocare e nessuno mi voleva più, bevevo tutti i giorni. Avevo molto tempo libero e bevevo come un pazzo. Se non mi fossi fermato oggi non sarei qui, non credo che il mio corpo avrebbe retto. Non sono mai arrivato a un punto in cui ho pensato di uccidermi, sono stato fortunato, ma probabilmente sarei morto a forza di bere. La roba che bevevo e il modo in cui la bevevo rischiavano di non farmi svegliare una mattina… Ma adesso non mi interessa più dell’alcol. I primi quattro o cinque anni sono stati complicati, ma ora non ne ho più bisogno. Sono già abbastanza matto anche senza bere! La depressione però ogni tanto ritorna, è un qualcosa da cui non mi libererò mai. Succede a tanti calciatori, ma spesso non lo dice nessuno prima del ritiro. Si cerca di tenersi le cose per sè perché in fondo si parla della propria vita…