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L’Inferno russo di Alex Song
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2 anni agoon
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RedazioneUn autentico inferno il periodo russo di Alex Song, che racconta così la sua tragica esperienza tra le file del Rubin Kazan:
Quando ho firmato con il Rubin mi hanno detto che mi avrebbero dato una casa, ma passavano i mesi e non cambiava nulla. Alla fine mi hanno fatto andare via dall’hotel in cui avevo vissuto fino a quel momento e mi hanno trovato un posto dove stare all’interno del centro sportivo. Quelli del club continuavano a dirmi che dovevo aspettare che trovassero la casa per me, ma quando un giorno ho parlato con chi doveva occuparsene, mi ha detto che nessuno gli aveva detto nulla al riguardo. Passavo il tempo chiuso in camera, non accendevo neanche la luce. Stavo sempre al computer, perchè in televisione c’erano solo programmi russi e non capivo niente. Tutta la mia vita era incentrata sul computer e sul telefono cellulare. Non è un modo sano di vivere.
Al verde
A Kazan, Song si ritrovò incredibilmente al verde, senza un soldo in tasca per pagare le bollette:
Credo che volessero che i giocatori che secondo loro costavano troppo se ne andassero, quindi hanno smesso di pagarci. Mi dicevano che il denaro sarebbe arrivato sul conto, ma non succedeva. Avevo le bollette da pagare e non potevo farlo, da Londra mi chiedevano i soldi per il mutuo e non potevo restituirli.